Capitolo 12
Pov. Edward:
Ho sempre pensato di essere un
ragazzo fortunato ed oggi lo posso gridare al mondo intero, insomma i soldi e,
modestia a parte, la bellezza non mi sono mai mancati. L'ascendente sulle belle
donne anche ma, per la prima volta in vita mia lo posso affermare con
convinzione, dopo aver sfiorato la tragedia per un secondo. Tanto sarebbe
bastato alla mia vita per cambiare per sempre, anzi per porvi fine e se mai ho
dubitato che qualcuno da lassù ci guarda ora sono pienamente convinto che quel
qualcuno ci aiuta e ha deciso di farmi tornare a Boston e farmi rincontrare il
mio angelo salvatore.
Sono passati due mesi da quando è entrata nella
mia camera d'ospedale come una furia assieme a mio fratello, bloccando ogni
movimento davanti al mio letto. Ricordo come se fosse oggi i suoi occhi fissi
su di me come a voler imprimere ogni minimo segno sul mio corpo, il suo petto
alzarsi ed abbassarsi, boccate d'aria a riempire i polmoni mentre i denti
torturavano le labbra morbide fino a farle sanguinare, lunghe calde lacrime rigarle
quel volto pallido, mentre una mano straziava quei capelli setosi.
*****
Occhi negli occhi, in un muto comunicare, quasi
non mi accorgo di mio fratello che s'affanna a controllare la mia salute, zampettando
qua e là per verificare di persona e confrontarli con la cartelletta ai piedi
del letto. Rispondo distratto alle varie domande di Jasper, ma non distolgo lo
sguardo dal suo viso...una mano, quasi indecisa, s'avvicina alle coperte del
letto e le stringe
- Bella
io... - Non mi lascia finire la frase che la ritrovo addosso, le sue braccia mi
stringono a lei con fare possessivo, quasi avesse paura di perdermi e l'idea
che questa paura l'ha accompagnata fino a questo momento inizia a farsi strada
dentro me.
Immobile, mi beo di questo contatto. La mano libera
affonda tra i suoi capelli setosi, così come il mio viso. Non so se Jasper è
ancora qua con noi, non so se c'è qualcun altro, non so niente e non
m'interessa di niente che non sia Bella e dal fatto che in questo momento è
scossa da singhiozzi.
- Bella, io… Mi spiace… - Non so che dire, le
parole mi muoiono in gola, l'unica cosa che le mie labbra riescono a
pronunciare è un continuo - shhh- , mentre la cullo tra le mie braccia nel
tentativo di calmarla.
Non so quanto tempo rimaniamo così e non m'interessa
proprio, il silenzio ci circonda e la notte sembra abbia inghiottito qualsiasi
cosa al di là della finestra, mentre assorto accarezzo quei capelli di useta. Un
rumore improvviso mi fa distogliere lo sguardo, lentamente la testa si gira
verso l'elemento di disturbo, non prima di ricontrollare Bella poggiata al mio
petto, gli occhi chiusi ed il respiro regolare.
- Signor Cullen tutto bene? - La voce melliflua
dell'infermiera mi dà il voltastomaco, l'osservo mentre controlla la flebo
attaccata al mio braccio e noto il suo sguardo corrucciarsi mentre vaga tra me
e Bella, - ah! Lei è ancora qua? - Il tono così differente da quello quasi
riverenziale con cui si è rivolta a me, m'irrita terribilmente.
- Si, lei è ancora qua! - Neanche mi curo del
tono sgarbato con il quale le ho risposto, mi sta facendo girare le palle e
devo essere anche educato? Ma anche no!
La vedo prendere un bel respiro, forse per
evitare di mandarmi a cagare subito, come se le converrebbe, - signor Cullen,
questo non è di certo l'orario di visite e… la sua amichetta qua presente non
può stare certamente qui, non ha una casa dove andare? E poi… - molto
probabilmente ho smesso di seguire il suo discorso alla parola
"amichetta", perché mi suona terribilmente sbagliato il modo in cui
l'ha detto, come se le avesse dato della poco di buono? La interrompo prima che
possa anche solo dire qualcos'altro contro il mio angelo,
- senta non ho voglia di fare discussioni, lei
rimane qua. E' una camera singola, elargisco generose offerte a questo ospedale
e se ha paura di cosa possa dire il dottore di turno, beh possiamo sempre
sentire l'opinione di mio fratello, sono sicuro che sia molto disponibile a
darcela. -
Una volta assicurato che la zitellaccia è fuori
dalle scatole, mi perdo a guardare la splendida creatura tra le mie braccia,
stringe la mia maglia come se avesse paura che potessi sparire da un momento
all'altro.
Lascio piccoli baci, delicati come carezze, tra
quei capelli che profumano di vaniglia
- Edward… - La sua voce così sicura, così forte.
Che stupido che sono stato, l'ho svegliata con il mio starle troppo addosso,
blocco ogni muscolo aspettando una sua qualsiasi reazione, ma continua a
dormire.
Dorme e sogna…me.
Annaspo in cerca d'aria, eppure sto respirando,
ma allora cos'è questa strana sensazione che mi cresce dentro?
- Edward…non andare mai via…mai! - Un sussurro il
suo, ma che mi arriva forte e chiaro come una richiesta d'aiuto. Un sorriso mi
spunta sulle labbra, mentre le bacio sulla fronte,
- mai piccola, te lo giuro! - E la mia è una promessa,
a me che la sto facendo e a lei che viaggia tranquilla nel mondo dei sogni
Afferro il cellulare e le cuffie, ringrazio il
cielo che ho l'abitudine di portarle sempre con me, accendo la radio e la
canzone non poteva essere più indicata per questo momento solo nostro, avvio la
registrazione e la riascolto una, due, tre volte fino a quando le parole non
s'imprimono a fuoco dentro di me, fino a quando non posso negare la verità di
quelle parole che esprimono ciò che sento.
*****
Mi ritrovo a contemplare la vista sull'oceano,
mentre il tramonto sta prendendo il posto del giorno. Il suo viso riappare tra
i miei pensiero, bellissimo preoccupato e con gli occhi gonfi per aver dormito
un po’ troppo. Giuro che in vita mia non ho mai trovato una persona, una donna
più attraente di Bella, anche così con i capelli arruffati ed il trucco leggermente sbavato.
Due mesi che sono bloccato nel mio appartamento,
all'inizio avevo pensato di andare in hotel, ma i lavori di ristrutturazione
ormai erano finiti e il mio dottore, alias mio fratello, ha ordinato riposo
assoluto, quindi che fare? Non potevo mollare tutto e far tornare Charlie,
dovevo assolutamente inventarmi qualcosa e l'ho avuta dopo due giorni dall'incidente
*****
Per l'ennesima volta controllo l'ora nel cellulare,
è passato solo un minuto dall'ultima volta che ho guardato. Per quel che mi
consente il mio ginocchio malconcio cambio leggermente la mia posizione, quel
tanto che basta per afferrare gli auricolari e riascoltare per l'ennesima volta quella canzone. Volume basso, per non
perdermi i movimenti del reparto, chiudo gli occhi e mi lascio rapire, la testa
segue il ritmo della musica e i pensieri viaggiano
- Buongiorno Edward, oh….- Per arrivare a lei. La
voce squillate mi arriva direttamente al cuore, gli occhi si aprono per
incontrare due gocce di cioccolato, che mi sorridono timidi,
- scusa ti ho disturbato, stavi riposando? -
- No, tranquilla, sentivo un po’ di musica. -
Confesso riponendo nel cassetto del comodino cellulare e auricolari.
- Ok, - sussurra timida mentre avanza lentamente,
lo sguardo abbassato e le guance leggermente tinte di rosso.
Secondi, minuti, ore, quanto tempo rimaniamo
immobili senza dire nulla io guardo lei mentre lei guarda fuori dalla finestra,
prendo un bel respiro e decido di rompere questo silenzio
- Mi fa piacere che sei venuta a trovarmi… -
- Ti ho portato dei documenti da firmare … -
Parliamo nello stesso istante, ed il sorriso
nasce sui nostri visi.
- Come dicevo, ti ho portato dei documenti da
firmare - continua dopo il mio invito - scusami non avrei dovuto stressarti qua
in ospedale, ma ci vuole la tua firma, per le altre cose non ti preoccupare le
ho sistemate io. -
Sicuramente la mia espressione chiede
spiegazioni, sorride Bella, toccandosi il naso come se avesse combinato una
marachella - scusa -
Una risata sincera prende vita nel mio petto, mi
sento leggero.
- Sai, mi domandavo come mai ieri non ti ho
vista, adesso ho capito,sei stata bloccata in ufficio? -
- Ehm… veramente no, sono
andata….all'università…perrinviarelamialaurea- confida tutto in un fiato ed io
non posso credere a quello che ho sentito, anzi spero proprio di aver capito
male,
- scusa? Non puoi rinunciare alla laurea -
- Beh tu sei qui e ne avrai per almeno due mesi,
io avrei dovuto laurearmi tra poco, non ho detto che non lo farò, ho
semplicemente spostato la data a quando la situazione sarà tranquilla. - La sua voce è sicura ed il suo sguardo
determinato. Mettiamola alla prova al posto mio.
*****
Le 18.30 tra poco
sarà qua, cerco inutilmente di calmare il battito del mio cuore, non sono
sicuro di riuscirci, sono ormai due mesi che ho rinunciato, mi siedo sul
divano, faccio appena in tempo ad afferrare il libro che sento le chiavi aprire
la porta.
Pov. Bella.
Sono appena uscita dall'ufficio e mi dirigo verso la hall, voglio
essere fuori di qua il più presto possibile, ed è strano per me visto che ho
sempre adorato questo posto, ma da quando ho preso in mano un po’ le redini mi
sento soffocare.
Tutti che si rivolgono a me, tutti che non sanno neanche
muovere un dito se non mi chiedono prima il permesso… non mi piace questo
metodo, che ci fanno dei responsabili di settore se poi non fanno il loro
lavoro? Ne dovrò parlare con Edward.
Mi basta pensare a
lui che il cuore inizia a fare capriole, neanche fosse un acrobata del circo!
Controllo nuovamente l'orologio le 17.45, bene ho il tempo
di fare un po’ di spesa ed arrivare da lui per preparargli la cena, anche se
ancora non ho capito perché ha preferito stare a casa sua invece che qua in
hotel nella suite che usa abitualmente quando soggiorna qui.
*****
Una voce mi costringe a bloccare la mia marcia verso il supermercato.
- Ciao Bella, come va? -
- Emmet?! E' successo qualcosa? - Non so perché ma questa chiacchierata
mi mette in allarme.
- No tranquilla, tutto bene, solo che volevo chiederti se
oggi hai visto Edward, volevo sapere come stava e se adesso ha ripreso a fare
jogging normalmente. -
Lo fisso inebetita, cercando di assimilare quello che
realmente sta dicendo,
- ma cosa…come…che stai dicendo? -
L'imbarazzo negli occhi grandi e scuri che mi osservano
stupiti, - scusami Bella, io pensavo che ti aveva informata, mi dispiace….ti
prego…fai… come se non ti avessi detto nulla…per favore.-
Un sorriso sarcastico si disegna sulle mie labbra, - da quanto
tempo va avanti questa storia? -
- Da un paio di settimane… perché, che vuoi fare? - Domanda
quasi timoroso.
- Niente di che Em, non ti preoccupare. Ora vado… ci
sentiamo. -
Complimenti Edward, mi hai preso per i fondelli per due
settimane, preparati perché sto arrivando e non la passerai tanto liscia.
*****
Senza nemmeno suonare, come se fossi la padrona, entro in
casa.
Prendo un bel respiro prima di cercare quello stronzo.
Con passo felpato mi porto nel salone, eccolo là seduto di
spalle sul suo divano di pelle, il torso nudo ed i capelli sembrano ancora
umidi, molto probabilmente ha da poco finito la doccia. Mi avvicino osservando
con attenzione, vicino a lui nemmeno l'ombra delle stampelle, che sono
comodamente appoggiate vicino alla finestra che da sulla veranda, mi chiedo
come può essere arrivato fin qui, visto che ogni giorno si lamenta che non
riesce a camminare senza un sostegno.
Emmet ha ragione, se solo ho avuto un piccolo dubbio di ciò
che ha detto, ora so che ha perfettamente ragione.
A piedi scalzi mi avvicino a lui, che sembra non essersi
accorto della mia presenza, un'occhiata oltre le spalle e mi accorgo con sommo
piacere che è intento nella lettura di un libro…. al contrario.
- Ciao, che fai? -
- Niente di che….leggevo - un sorriso storto e ammaliatore
si disegna sulle labbra, mentre abbassa i libro.
- Ah! E…. la fisioterapia….come va? -
- Hai portato i documenti che ti ho chiesto? -
- Edward…lo sai che non si risponde ad una domanda con
un'altra, allora? -
- La
fisioterapia….va…bene, perché? - Il tono sospettoso, mentre mi avvicino, con
finta indifferenza alle stampelle.
- Sai mi stavo chiedendo come mai queste sono qui, così
lontano da te che poverino non riesci a muoverti. - Sfioro con le dita quel
bastone duro, freddo, mentre lo fisso negli occhi, non sposto la mia mano che
continua imperterrita nel suo movimento su…giù, su…giù, lenta, con solo due dita.
I suoi occhi fissi sul movimento della mia mano, il pomo
d'Adamo che imita il movimento.
Mi siedo accanto a lui, senza togliere il contatto dei
nostri occhi, - allora, mi dici come va la fisioterapia? -
- Bene… bene… tra un po’ potrei ricominciare a camminare
senza bastoni -
- certo e magari…potresti ricominciare a fare jogging,
giusto? - Voce calda, impostata, mentre continuo distrattamente a sfiorare quel
bastone.
- Si -
- e.. quanti km hai fatto oggi? - Sfuggo il suo sguardo,
come se non m'interessasse ciò che gli ho chiesto.
- Solo un paio perché? - Fregato!
- Brutto stronzo che non sei altro, sei un fottuto bastardo,
un imbecille vestito da adulto ma con il cervello grande come una nocciolina -
sbraito senza controllo, incazzata nera per il suo comportamento incosciente.
- Ma che ti prende Bella, che ho… porca miseria… -
- Bene vedo che ci sei arrivato da solo, credevi che non
l'avrei mai scoperto? Peccato, hai fatto male i tuoi calcoli, l'ho scoperto
eccome. -
Ride, io sono qui, incazzata nera e lui ride non è normale,
l'ho sempre detto io e purtroppo l'incidente ha peggiorato ciò che già era
- sai che sei veramente bella e sexy quando sei arrabbiata?
- Il sorriso sghembo accompagna le sue parole, ma.. ci sta provando? Non può
essere, anche se i suoi occhi seguono il mio corpo, soffermandosi sul bottone
della camicetta che lascia intravedere l'incavo tra i miei seni. La lingua ad
inumidire quelle labbra perfette, mentre s'avvicina a me.
- Ma sei un deficiente, un imbecille un emerito coglione, un... un.. un..-
cerco di prendere tempo ma, le sue labbra decise contro le mie in una serie di
interminabili baci mi bloccano il fiato. S'allontana leggermente, guardandomi
negli occhi con quel suo solito sorriso del cazzo e non posso fare a meno di
pensare che si sta prendendo gioco di me.
- Brutto figlio di....- ancora una volta non riesco a finire la frase, le
sue labbra si rimpossessano delle mie in un altro lungo bacio capace di
trasmettere brividi che nascono dal mio basso ventre per raggiungere ogni parte
del mio corpo, s'allontana ancora, mentre io respiro profondamente cercando di
rallentare il battito impazzito del mio cuore
- ma... sei... impazzito? Insomma Edward che..-
- Cazzo Swan! - sbuffa
spazientito - devo andare avanti ancora per molto prima di farti capire che
devi stare zitta e baciarmi -
- Eh?! Tu non stai bene, è
sicuro. - Mi alzo dal divano ma la sua mano artigliata al mio polso mi riporta
contro il suo petto,
- parli troppo. - Un sussurro sulle mie labbra. Mani calde accarezzano il
mio corpo, sfiorandomi leggere come piume, la camicia tirata verso l'alto per
poter raggiungere ogni lembo di pelle.
Le labbra chiedono fameliche di essere assecondate in un bacio che di casto non ha nulla, così diverso da tutti gli altri che ci siamo scambiati, un bacio che promette un seguito. La sua lingua a seguirne i contorni prima di chiedere prepotente il permesso. Cerca... trova... lecca... succhia... morde.
Le labbra chiedono fameliche di essere assecondate in un bacio che di casto non ha nulla, così diverso da tutti gli altri che ci siamo scambiati, un bacio che promette un seguito. La sua lingua a seguirne i contorni prima di chiedere prepotente il permesso. Cerca... trova... lecca... succhia... morde.
Le dita artigliano i miei fianchi portandomi ancora di più contro il suo
corpo, mentre le mie mani vagano sulle sue braccia disegnando il profilo di
quei muscoli contratti che mi stringono a lui.
Le labbra abbandonano le mie e la punta della sua lingua disegna la
lunghezza del mio collo, lentamente arriva alla clavicola per poi tornare
indietro, i denti sfiorano la mia pelle accaldata mentre un flebile gemito scivola
tra le mie labbra quando un mio capezzolo viene risucchiato nella sua bocca.
Pov Edward
Le sue labbra gonfie per i troppi baci sono leggermente
aperte in cerca d'aria. Quelle due pozze scure mi osservano in attesa.
Sorrido, per questa situazione così intima e… perfetta
mentre intrufolo una mano sotto la gonna, accarezzando la pelle liscia afferro
la sua gamba portandola al mio fianco, in modo che Bella sia seduta su di me.
Continuo ad accarezzare le sue gambe risalendo verso la
schiena mentre lei si dedica al mio collo.
Mi stacco da lei, dal suo corpo accaldato per osservarla negli occhi, prima
di eliminare quel pezzo di stoffa, cerco anche solo un piccolo segno di
indecisione e mi fermerei subito, anche se questo vorrebbe dire morire dentro
Non lo trovo, due pozze scure che mi osservano rapiti, mentre apro quei piccoli
bottoncini, quasi strappandoli.
Trattengo il fiato estasiato dalla vista di un reggiseno bianco con piccoli
inserti in pizzo che abbraccia il suo seno valorizzando le sue rotondità.
Accarezzo il suo ventre piatto fino a risalire con il pollice sotto il suo
reggiseno, ne seguo la forma, disegnando linee immaginarie mentre sposto poco
per volta quell'ormai inutile indumento.
Con una mano tiro, strizzo, accarezzo quel piccolo bottoncino che esplode al
mio tocco, mentre l'altro, lo risucchio avidamente quasi come se ne dipendesse
la mia vita, la lingua titilla quella piccola erezione e nello stesso momento
un gemito arriva caldo al mio orecchio nell'istante in cui stringono quel corpo
sinuoso che cerca un contatto più profondo. Questo movimento ha il potere di
farmi riprendere un po’ di lucidità, mi alzo, la nostra prima volta non può
essere su un divano, quasi in imbarazzo afferra la mano che le sto porgendo ed
io la colgo di sorpresa attirandola su di me.
La bacio, prima di prenderla in braccio e dirigermi verso la mia camera, la
adagio sul letto il mio corpo la sovrasta senza pesarle continuiamo ad
accarezzarci ma gli indumenti risultano ormai di troppo, lentamente faccio
scivolare la cerniera della gonna che faccio scivolare verso il basso.
Con la mano seguo la linea delle sue gambe ed un sorriso mi accende il viso
prima di abbassarmi per poter baciare quella pelle di pesco, con lentezza assaggio ogni minimo centimetro risalendo
verso il suo interno lasciando lievi morsi seguiti da baci,
- sei bellissima! - Soffio sulla sua pelle. Piccoli brividi la ricoprono,
lente le mie dita seguono il profilo delle culottes che ancora celano la sua
intimità bagnata, eppure…non abbiamo fatto ancora nulla. Alzo il mio sguardo e
vedo il suo volto esprimere il piacere per queste coccole, le labbra aperte in
una muta "o", osserva il mio volto avvicinarsi a lei, alla sua
intimità. Con il naso seguo una linea verso il centro del suo piacere, percorro
il profilo del suo inguine e l'indice accarezza quella pelle ancora coperta.
Sposto di poco quel pezzetto di stoffa per poi accarezzare con la punta della
lingua le sue pieghe intime, già bagnate dai suoi umori. Un gemito più forte
raggiunge le mie orecchie nello stesso momento in cui affondo la lingua
raccogliendo la sua essenza, con piccole leccatine che timide vanno ad
accarezzare il suo clitoride per poi fuggire subito dopo. Soffi alternati a
piccoli baci sulla sua intimità, mentre un dito la penetra delicatamente.
Le mani stringono le lenzuola, quasi a volerle strappare, gemiti di piacere
riempiono l'aria intorno a noi, incitandomi a darle di più. Artiglio le
culottes per farle sparire dalla mia vista quando scivola da sotto il mio corpo
per poi inginocchiarsi sul letto con sguardo di sfida porta le mano dietro la
schiena per sganciare il reggiseno, con calma estenuante fa scivolare una
spallina alla volta, osservo ogni suo movimento cercando di capire cosa sia
successo un attimo prima era sotto di me, quello dopo mi provoca togliendosi il
reggiseno. Sto ancora cercando di capire ciò che le frulla nella sua testa
matta quando si sdraia e lentamente sfila le culottes, dandomi la possibilità
'intravedere la sua intimità liscia e nuda.
Inginocchiata sul materasso, mi spinge lentamente all'indietro, un sorriso
divertito sulle labbra mentre fa scivolare lentamente la sua mano lungo il mio
petto, afferro il suo polso portandola su di me mentre le mie labbra
s'incollano alle sue, una mano accarezza quei fianchi tondi mentre l'altra
affonda in quel mare castano. Con un piccolo movimento inverto le posizioni,
sorrido a vedere il suo piccolo broncio, mentre allaccio le mie mani alle sue e
le porto in alto
- fai da brava -
- no - sussurra cercando di divincolarsi da me
- fai da brava -
- noooooo -
Le mie labbra s'avvicinano, un si appena soffiato sulle sue, prima che si
uniscano in un bacio lento, intenso… un dolce abbracciarsi e cercarsi delle
nostre lingue, la destra disegna il profilo del suo seno e nello stesso momento
la mia bocca divora il suo collo.
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