mercoledì 8 agosto 2012

Capitolo 12

 


Pov. Edward:
Ho sempre pensato di essere un ragazzo fortunato ed oggi lo posso gridare al mondo intero, insomma i soldi e, modestia a parte, la bellezza non mi sono mai mancati. L'ascendente sulle belle donne anche ma, per la prima volta in vita mia lo posso affermare con convinzione, dopo aver sfiorato la tragedia per un secondo. Tanto sarebbe bastato alla mia vita per cambiare per sempre, anzi per porvi fine e se mai ho dubitato che qualcuno da lassù ci guarda ora sono pienamente convinto che quel qualcuno ci aiuta e ha deciso di farmi tornare a Boston e farmi rincontrare il mio angelo salvatore.
Sono passati due mesi da quando è entrata nella mia camera d'ospedale come una furia assieme a mio fratello, bloccando ogni movimento davanti al mio letto. Ricordo come se fosse oggi i suoi occhi fissi su di me come a voler imprimere ogni minimo segno sul mio corpo, il suo petto alzarsi ed abbassarsi, boccate d'aria a riempire i polmoni mentre i denti torturavano le labbra morbide fino a farle sanguinare, lunghe calde lacrime rigarle quel volto pallido, mentre una mano straziava quei capelli setosi.
*****
Occhi negli occhi, in un muto comunicare, quasi non mi accorgo di mio fratello che s'affanna a controllare la mia salute, zampettando qua e là per verificare di persona e confrontarli con la cartelletta ai piedi del letto. Rispondo distratto alle varie domande di Jasper, ma non distolgo lo sguardo dal suo viso...una mano, quasi indecisa, s'avvicina alle coperte del letto e le stringe
 - Bella io... - Non mi lascia finire la frase che la ritrovo addosso, le sue braccia mi stringono a lei con fare possessivo, quasi avesse paura di perdermi e l'idea che questa paura l'ha accompagnata fino a questo momento inizia a farsi strada dentro me.
Immobile, mi beo di questo contatto. La mano libera affonda tra i suoi capelli setosi, così come il mio viso. Non so se Jasper è ancora qua con noi, non so se c'è qualcun altro, non so niente e non m'interessa di niente che non sia Bella e dal fatto che in questo momento è scossa da singhiozzi.
- Bella, io… Mi spiace… - Non so che dire, le parole mi muoiono in gola, l'unica cosa che le mie labbra riescono a pronunciare è un continuo - shhh- , mentre la cullo tra le mie braccia nel tentativo di calmarla.
Non so quanto tempo rimaniamo così e non m'interessa proprio, il silenzio ci circonda e la notte sembra abbia inghiottito qualsiasi cosa al di là della finestra, mentre assorto accarezzo quei capelli di useta. Un rumore improvviso mi fa distogliere lo sguardo, lentamente la testa si gira verso l'elemento di disturbo, non prima di ricontrollare Bella poggiata al mio petto, gli occhi chiusi ed il respiro regolare.
- Signor Cullen tutto bene? - La voce melliflua dell'infermiera mi dà il voltastomaco, l'osservo mentre controlla la flebo attaccata al mio braccio e noto il suo sguardo corrucciarsi mentre vaga tra me e Bella, - ah! Lei è ancora qua? - Il tono così differente da quello quasi riverenziale con cui si è rivolta a me, m'irrita terribilmente.
- Si, lei è ancora qua! - Neanche mi curo del tono sgarbato con il quale le ho risposto, mi sta facendo girare le palle e devo essere anche educato? Ma anche no!
La vedo prendere un bel respiro, forse per evitare di mandarmi a cagare subito, come se le converrebbe, - signor Cullen, questo non è di certo l'orario di visite e… la sua amichetta qua presente non può stare certamente qui, non ha una casa dove andare? E poi… - molto probabilmente ho smesso di seguire il suo discorso alla parola "amichetta", perché mi suona terribilmente sbagliato il modo in cui l'ha detto, come se le avesse dato della poco di buono? La interrompo prima che possa anche solo dire qualcos'altro contro il mio angelo, 
- senta non ho voglia di fare discussioni, lei rimane qua. E' una camera singola, elargisco generose offerte a questo ospedale e se ha paura di cosa possa dire il dottore di turno, beh possiamo sempre sentire l'opinione di mio fratello, sono sicuro che sia molto disponibile a darcela. -
Una volta assicurato che la zitellaccia è fuori dalle scatole, mi perdo a guardare la splendida creatura tra le mie braccia, stringe la mia maglia come se avesse paura che potessi sparire da un momento all'altro.
Lascio piccoli baci, delicati come carezze, tra quei capelli che profumano di vaniglia
- Edward… - La sua voce così sicura, così forte. Che stupido che sono stato, l'ho svegliata con il mio starle troppo addosso, blocco ogni muscolo aspettando una sua qualsiasi reazione, ma continua a dormire.
Dorme e sogna…me.
Annaspo in cerca d'aria, eppure sto respirando, ma allora cos'è questa strana sensazione che mi cresce dentro?
- Edward…non andare mai via…mai! - Un sussurro il suo, ma che mi arriva forte e chiaro come una richiesta d'aiuto. Un sorriso mi spunta sulle labbra, mentre le bacio sulla fronte,
- mai piccola, te lo giuro! - E la mia è una promessa, a me che la sto facendo e a lei che viaggia tranquilla nel mondo dei sogni



Afferro il cellulare e le cuffie, ringrazio il cielo che ho l'abitudine di portarle sempre con me, accendo la radio e la canzone non poteva essere più indicata per questo momento solo nostro, avvio la registrazione e la riascolto una, due, tre volte fino a quando le parole non s'imprimono a fuoco dentro di me, fino a quando non posso negare la verità di quelle parole che esprimono ciò che sento.

*****

Mi ritrovo a contemplare la vista sull'oceano, mentre il tramonto sta prendendo il posto del giorno. Il suo viso riappare tra i miei pensiero, bellissimo preoccupato e con gli occhi gonfi per aver dormito un po’ troppo. Giuro che in vita mia non ho mai trovato una persona, una donna più attraente di Bella, anche così con i capelli arruffati ed  il trucco leggermente sbavato.
Due mesi che sono bloccato nel mio appartamento, all'inizio avevo pensato di andare in hotel, ma i lavori di ristrutturazione ormai erano finiti e il mio dottore, alias mio fratello, ha ordinato riposo assoluto, quindi che fare? Non potevo mollare tutto e far tornare Charlie, dovevo assolutamente inventarmi qualcosa e l'ho avuta  dopo due giorni dall'incidente
*****
Per l'ennesima volta controllo l'ora nel cellulare, è passato solo un minuto dall'ultima volta che ho guardato. Per quel che mi consente il mio ginocchio malconcio cambio leggermente la mia posizione, quel tanto che basta per afferrare gli auricolari e riascoltare per l'ennesima  volta quella canzone. Volume basso, per non perdermi i movimenti del reparto, chiudo gli occhi e mi lascio rapire, la testa segue il ritmo della musica e i pensieri viaggiano
- Buongiorno Edward, oh….- Per arrivare a lei. La voce squillate mi arriva direttamente al cuore, gli occhi si aprono per incontrare due gocce di cioccolato, che mi sorridono timidi,
- scusa ti ho disturbato, stavi riposando? -
- No, tranquilla, sentivo un po’ di musica. - Confesso riponendo nel cassetto del comodino cellulare e auricolari.
- Ok, - sussurra timida mentre avanza lentamente, lo sguardo abbassato e le guance leggermente tinte di rosso.
Secondi, minuti, ore, quanto tempo rimaniamo immobili senza dire nulla io guardo lei mentre lei guarda fuori dalla finestra, prendo un bel respiro e decido di rompere questo silenzio
- Mi fa piacere che sei venuta a trovarmi… -
- Ti ho portato dei documenti da firmare … -
Parliamo nello stesso istante, ed il sorriso nasce sui nostri visi.
- Come dicevo, ti ho portato dei documenti da firmare - continua dopo il mio invito - scusami non avrei dovuto stressarti qua in ospedale, ma ci vuole la tua firma, per le altre cose non ti preoccupare le ho sistemate io. -
Sicuramente la mia espressione chiede spiegazioni, sorride Bella, toccandosi il naso come se avesse combinato una marachella - scusa -
Una risata sincera prende vita nel mio petto, mi sento leggero.
- Sai, mi domandavo come mai ieri non ti ho vista, adesso ho capito,sei stata bloccata in ufficio? -
- Ehm… veramente no, sono andata….all'università…perrinviarelamialaurea- confida tutto in un fiato ed io non posso credere a quello che ho sentito, anzi spero proprio di aver capito male,
- scusa? Non puoi rinunciare alla laurea -
- Beh tu sei qui e ne avrai per almeno due mesi, io avrei dovuto laurearmi tra poco, non ho detto che non lo farò, ho semplicemente spostato la data a quando la situazione sarà tranquilla. -  La sua voce è sicura ed il suo sguardo determinato. Mettiamola alla prova al posto mio.

*****
Le  18.30 tra poco sarà qua, cerco inutilmente di calmare il battito del mio cuore, non sono sicuro di riuscirci, sono ormai due mesi che ho rinunciato, mi siedo sul divano, faccio appena in tempo ad afferrare il libro che sento le chiavi aprire la porta.

Pov. Bella.

Sono appena uscita dall'ufficio e mi dirigo verso la hall, voglio essere fuori di qua il più presto possibile, ed è strano per me visto che ho sempre adorato questo posto, ma da quando ho preso in mano un po’ le redini mi sento soffocare.
Tutti che si rivolgono a me, tutti che non sanno neanche muovere un dito se non mi chiedono prima il permesso… non mi piace questo metodo, che ci fanno dei responsabili di settore se poi non fanno il loro lavoro? Ne dovrò parlare con Edward.
Mi basta pensare  a lui che il cuore inizia a fare capriole, neanche fosse un acrobata del circo!
Controllo nuovamente l'orologio le 17.45, bene ho il tempo di fare un po’ di spesa ed arrivare da lui per preparargli la cena, anche se ancora non ho capito perché ha preferito stare a casa sua invece che qua in hotel nella suite che usa abitualmente quando soggiorna qui.

*****
Una voce mi costringe a bloccare la mia marcia verso il supermercato.
- Ciao Bella, come va? -
- Emmet?! E' successo qualcosa? - Non so perché ma questa chiacchierata mi mette in allarme.
- No tranquilla, tutto bene, solo che volevo chiederti se oggi hai visto Edward, volevo sapere come stava e se adesso ha ripreso a fare jogging normalmente. -
Lo fisso inebetita, cercando di assimilare quello che realmente sta dicendo,
- ma cosa…come…che stai dicendo? -
L'imbarazzo negli occhi grandi e scuri che mi osservano stupiti, - scusami Bella, io pensavo che ti aveva informata, mi dispiace….ti prego…fai… come se non ti avessi detto nulla…per favore.-
Un sorriso sarcastico si disegna sulle mie labbra, - da quanto tempo va avanti questa storia? -
- Da un paio di settimane… perché, che vuoi fare? - Domanda quasi timoroso.
- Niente di che Em, non ti preoccupare. Ora vado… ci sentiamo. -
Complimenti Edward, mi hai preso per i fondelli per due settimane, preparati perché sto arrivando e non la passerai tanto liscia.

*****

Senza nemmeno suonare, come se fossi la padrona, entro in casa.
Prendo un bel respiro prima di cercare quello stronzo.
Con passo felpato mi porto nel salone, eccolo là seduto di spalle sul suo divano di pelle, il torso nudo ed i capelli sembrano ancora umidi, molto probabilmente ha da poco finito la doccia. Mi avvicino osservando con attenzione, vicino a lui nemmeno l'ombra delle stampelle, che sono comodamente appoggiate vicino alla finestra che da sulla veranda, mi chiedo come può essere arrivato fin qui, visto che ogni giorno si lamenta che non riesce a camminare senza un sostegno.
Emmet ha ragione, se solo ho avuto un piccolo dubbio di ciò che ha detto, ora so che ha perfettamente ragione.
A piedi scalzi mi avvicino a lui, che sembra non essersi accorto della mia presenza, un'occhiata oltre le spalle e mi accorgo con sommo piacere che è intento nella lettura di un libro…. al contrario.
- Ciao, che fai? -
- Niente di che….leggevo - un sorriso storto e ammaliatore si disegna sulle labbra, mentre abbassa i libro.
- Ah! E…. la fisioterapia….come va? -
- Hai portato i documenti che ti ho chiesto? -
- Edward…lo sai che non si risponde ad una domanda con un'altra, allora? -
-  La fisioterapia….va…bene, perché? - Il tono sospettoso, mentre mi avvicino, con finta indifferenza alle stampelle.
- Sai mi stavo chiedendo come mai queste sono qui, così lontano da te che poverino non riesci a muoverti. - Sfioro con le dita quel bastone duro, freddo, mentre lo fisso negli occhi, non sposto la mia mano che continua imperterrita nel suo movimento su…giù, su…giù,  lenta, con solo due dita.
I suoi occhi fissi sul movimento della mia mano, il pomo d'Adamo che imita il movimento.
Mi siedo accanto a lui, senza togliere il contatto dei nostri occhi, - allora, mi dici come va la fisioterapia? -
- Bene… bene… tra un po’ potrei ricominciare a camminare senza bastoni -
- certo e magari…potresti ricominciare a fare jogging, giusto? - Voce calda, impostata, mentre continuo distrattamente a sfiorare quel bastone.
- Si -
- e.. quanti km hai fatto oggi? - Sfuggo il suo sguardo, come se non m'interessasse ciò che gli ho chiesto.
- Solo un paio perché? - Fregato!
- Brutto stronzo che non sei altro, sei un fottuto bastardo, un imbecille vestito da adulto ma con il cervello grande come una nocciolina - sbraito senza controllo, incazzata nera per il suo comportamento incosciente.
- Ma che ti prende Bella, che ho… porca miseria… -
- Bene vedo che ci sei arrivato da solo, credevi che non l'avrei mai scoperto? Peccato, hai fatto male i tuoi calcoli, l'ho scoperto eccome. -
Ride, io sono qui, incazzata nera e lui ride non è normale, l'ho sempre detto io e purtroppo l'incidente ha peggiorato ciò che già era
- sai che sei veramente bella e sexy quando sei arrabbiata? - Il sorriso sghembo accompagna le sue parole, ma.. ci sta provando? Non può essere, anche se i suoi occhi seguono il mio corpo, soffermandosi sul bottone della camicetta che lascia intravedere l'incavo tra i miei seni. La lingua ad inumidire quelle labbra perfette, mentre s'avvicina a me.
- Ma sei un deficiente, un imbecille un emerito coglione, un... un.. un..- cerco di prendere tempo ma, le sue labbra decise contro le mie in una serie di interminabili baci mi bloccano il fiato. S'allontana leggermente, guardandomi negli occhi con quel suo solito sorriso del cazzo e non posso fare a meno di pensare che si sta prendendo gioco di me.
- Brutto figlio di....- ancora una volta non riesco a finire la frase, le sue labbra si rimpossessano delle mie in un altro lungo bacio capace di trasmettere brividi che nascono dal mio basso ventre per raggiungere ogni parte del mio corpo, s'allontana ancora, mentre io respiro profondamente cercando di rallentare il battito impazzito del mio cuore
- ma... sei... impazzito? Insomma Edward che..-
- Cazzo Swan! - sbuffa spazientito - devo andare avanti ancora per molto prima di farti capire che devi stare zitta e baciarmi - 
- Eh?! Tu non stai bene, è sicuro. - Mi alzo dal divano ma la sua mano artigliata al mio polso mi riporta contro il suo petto,
- parli troppo. - Un sussurro sulle mie labbra. Mani calde accarezzano il mio corpo, sfiorandomi leggere come piume, la camicia tirata verso l'alto per poter raggiungere ogni lembo di pelle.
Le labbra chiedono fameliche di essere assecondate in un bacio che di casto non ha nulla, così diverso da tutti gli altri che ci siamo scambiati, un bacio che promette un seguito. La sua lingua a seguirne i contorni prima di chiedere prepotente il permesso. Cerca... trova... lecca... succhia... morde.
Le dita artigliano i miei fianchi portandomi ancora di più contro il suo corpo, mentre le mie mani vagano sulle sue braccia disegnando il profilo di quei muscoli contratti che mi stringono a lui.
Le labbra abbandonano le mie e la punta della sua lingua disegna la lunghezza del mio collo, lentamente arriva alla clavicola per poi tornare indietro, i denti sfiorano la mia pelle accaldata mentre un flebile gemito scivola tra le mie labbra quando un mio capezzolo viene risucchiato nella sua bocca.

Pov Edward

Le sue labbra gonfie per i troppi baci sono leggermente aperte in cerca d'aria. Quelle due pozze scure mi osservano in attesa.
Sorrido, per questa situazione così intima e… perfetta mentre intrufolo una mano sotto la gonna, accarezzando la pelle liscia afferro la sua gamba portandola al mio fianco, in modo che Bella sia seduta su di me.
Continuo ad accarezzare le sue gambe risalendo verso la schiena mentre lei si dedica al mio collo.
Mi stacco da lei, dal suo corpo accaldato per osservarla negli occhi, prima di eliminare quel pezzo di stoffa, cerco anche solo un piccolo segno di indecisione e mi fermerei subito, anche se questo vorrebbe dire morire dentro Non lo trovo, due pozze scure che mi osservano rapiti, mentre apro quei piccoli bottoncini, quasi strappandoli.
Trattengo il fiato estasiato dalla vista di un reggiseno bianco con piccoli inserti in pizzo che abbraccia il suo seno valorizzando le sue rotondità. Accarezzo il suo ventre piatto fino a risalire con il pollice sotto il suo reggiseno, ne seguo la forma, disegnando linee immaginarie mentre sposto poco per volta quell'ormai inutile indumento.
Con una mano tiro, strizzo, accarezzo quel piccolo bottoncino che esplode al mio tocco, mentre l'altro, lo risucchio avidamente quasi come se ne dipendesse la mia vita, la lingua titilla quella piccola erezione e nello stesso momento un gemito arriva caldo al mio orecchio nell'istante in cui stringono quel corpo sinuoso che cerca un contatto più profondo. Questo movimento ha il potere di farmi riprendere un po’ di lucidità, mi alzo, la nostra prima volta non può essere su un divano, quasi in imbarazzo afferra la mano che le sto porgendo ed io la colgo di sorpresa attirandola su di me.
La bacio, prima di prenderla in braccio e dirigermi verso la mia camera, la adagio sul letto il mio corpo la sovrasta senza pesarle continuiamo ad accarezzarci ma gli indumenti risultano ormai di troppo, lentamente faccio scivolare la cerniera della gonna che faccio scivolare verso il basso.
Con la mano seguo la linea delle sue gambe ed un sorriso mi accende il viso prima di abbassarmi per poter baciare quella pelle di pesco, con lentezza  assaggio ogni minimo centimetro risalendo verso il suo interno lasciando lievi morsi seguiti da baci,
- sei bellissima! - Soffio sulla sua pelle. Piccoli brividi la ricoprono, lente le mie dita seguono il profilo delle culottes che ancora celano la sua intimità bagnata, eppure…non abbiamo fatto ancora nulla. Alzo il mio sguardo e vedo il suo volto esprimere il piacere per queste coccole, le labbra aperte in una muta "o", osserva il mio volto avvicinarsi a lei, alla sua intimità. Con il naso seguo una linea verso il centro del suo piacere, percorro il profilo del suo inguine e l'indice accarezza quella pelle ancora coperta. Sposto di poco quel pezzetto di stoffa per poi accarezzare con la punta della lingua le sue pieghe intime, già bagnate dai suoi umori. Un gemito più forte raggiunge le mie orecchie nello stesso momento in cui affondo la lingua raccogliendo la sua essenza, con piccole leccatine che timide vanno ad accarezzare il suo clitoride per poi fuggire subito dopo. Soffi alternati a piccoli baci sulla sua intimità, mentre un dito la penetra delicatamente.
Le mani stringono le lenzuola, quasi a volerle strappare, gemiti di piacere riempiono l'aria intorno a noi, incitandomi a darle di più. Artiglio le culottes per farle sparire dalla mia vista quando scivola da sotto il mio corpo per poi inginocchiarsi sul letto con sguardo di sfida porta le mano dietro la schiena per sganciare il reggiseno, con calma estenuante fa scivolare una spallina alla volta, osservo ogni suo movimento cercando di capire cosa sia successo un attimo prima era sotto di me, quello dopo mi provoca togliendosi il reggiseno. Sto ancora cercando di capire ciò che le frulla nella sua testa matta quando si sdraia e lentamente sfila le culottes, dandomi la possibilità 'intravedere la sua intimità liscia e nuda.
Inginocchiata sul materasso, mi spinge lentamente all'indietro, un sorriso divertito sulle labbra mentre fa scivolare lentamente la sua mano lungo il mio petto, afferro il suo polso portandola su di me mentre le mie labbra s'incollano alle sue, una mano accarezza quei fianchi tondi mentre l'altra affonda in quel mare castano. Con un piccolo movimento inverto le posizioni, sorrido a vedere il suo piccolo broncio, mentre allaccio le mie mani alle sue e le porto in alto
- fai da brava -
- no - sussurra cercando di divincolarsi da me
- fai da brava -
- noooooo -
Le mie labbra s'avvicinano, un si appena soffiato sulle sue, prima che si uniscano in un bacio lento, intenso… un dolce abbracciarsi e cercarsi delle nostre lingue, la destra disegna il profilo del suo seno e nello stesso momento la mia bocca divora il suo collo.

Nessun commento:

Posta un commento