Capitolo 1
Ogni
notte lo stesso sogno, ogni mattina la solita delusione. E' più di un mese che
continuo così, da quando l'ho rivisto.
***
Controllo un'ultima volta l'orologio al mio polso e la situazione non cambia, sono sempre in ritardo. Mi dirigo come una furia verso l'ascensore che si sta chiudendo e prima che le porte si uniscano, mi ci fiondo dentro.
- Sono in ritardo, lo so non dire nulla!- annuncio, entrando in ufficio, prima che Mary la mia collega, possa farmi notare il mio ennesimo ritardo
mi dirigo alla mia scrivania, accendo il pc, scarico le mail dei clienti, ricontrollo i documenti di oggi, tutto alla velocità della luce
- tesoro puoi anche rilassarti. Io non ti dico nulla ma sappi che il capo è già arrivato e... - l'interrompo all'istante, ho già sentito quello che non avrei voluto mai sentire: il capo è già arrivato.
- Si si va bene, ho capito -
Prendo un bel respiro e mi dirigo nel suo ufficio, un leggero colpo alla porta ed entro senza aspettare la risposta
- papà scusami ma... - Le parole mi muoiono in gola quando alzando lo sguardo mi accorgo che chi è seduto dietro l'austera scrivania di mio padre non è lui ma ...
- dov'è mio padre?- chiedo scorbutica all'essere che si trova davanti a me.
Un sorriso beffardo affiora sulle sue labbra, i suoi occhi viaggiano sul mio
corpo, quasi volesse studiarmi, anzi mi sta proprio studiando. ***
Controllo un'ultima volta l'orologio al mio polso e la situazione non cambia, sono sempre in ritardo. Mi dirigo come una furia verso l'ascensore che si sta chiudendo e prima che le porte si uniscano, mi ci fiondo dentro.
- Sono in ritardo, lo so non dire nulla!- annuncio, entrando in ufficio, prima che Mary la mia collega, possa farmi notare il mio ennesimo ritardo
mi dirigo alla mia scrivania, accendo il pc, scarico le mail dei clienti, ricontrollo i documenti di oggi, tutto alla velocità della luce
- tesoro puoi anche rilassarti. Io non ti dico nulla ma sappi che il capo è già arrivato e... - l'interrompo all'istante, ho già sentito quello che non avrei voluto mai sentire: il capo è già arrivato.
- Si si va bene, ho capito -
Prendo un bel respiro e mi dirigo nel suo ufficio, un leggero colpo alla porta ed entro senza aspettare la risposta
- papà scusami ma... - Le parole mi muoiono in gola quando alzando lo sguardo mi accorgo che chi è seduto dietro l'austera scrivania di mio padre non è lui ma ...
- dov'è mio padre?- chiedo scorbutica all'essere che si trova davanti a me.
- Miss Swan è un vero piacere rivederla. - un ghigno sulle sue labbra
- non posso dire lo stesso... mr. Cullen. -
Vedo un pugno contrarsi sul legno lucido della scrivania per un secondo, per poi picchiare aprirsi picchiare leggermente le dita sulla superficie.
- Sono felice di sapere che la mia presenza non è di tuo gradimento, ma ti dovrai abituare. Lavoreremo fianco a fianco, cara Isabella - un ghigno beffardo si dipinge sul suo volto, quasi a compiacersi di questa situazione. .
- Da oggi il tuo capo sono io, è a me che devi rendere conto in tutto e per tutto, intesi? - I suoi occhi sono quelli di un predatore, di un feroce animale pronto a balzare addosso al proprio pranzo, li fissa nei miei, posso vedere il fuoco della determinazione che li anima, il nostro gioco di sguardi può sembrare qualcosa d'infantile ma se dovessi spostare adesso lo sguardo perderei .
- Se non ricordo male sei all'università giusto? -
- Si manca poco alla laurea - lo vedo annuire con la testa e poi prendere un foglio ed iniziare a scrivere, che diamine sta facendo
- Quale? -
- Quale cosa?- Inebetita da quella domanda, non capisco a cosa si riferisce
- Quale corso stai seguendo? - Lo vedo giocare con la stilo, sottolineando la sua ansia di ottenere una risposta
- Economia e Commercio, settore turistico, perché? - Non dice nulla, abbassa semplicemente lo sguardo sul foglio e scrive ancora.
- Quanto ti manca a laurearti? - Non capisco dove voglia arrivare
- Un mese al massimo un mese e mezzo. Perché?- Sputo l'ultima parola con rabbia ed acidità, per evidenziare il mio astio nei suoi confronti
Dopo un tempo, a mio avviso interminabile, fissa i suoi occhi dentro i miei e sorride, ma è come se volesse trattenere una risata, due colpi di tosse per ritrovare la serietà e con tutta calma mi dà una notizia che mi lascia basita.
- Bene Bella, un domani la baracca, come saprai è anche tua, quindi anche tu dovrai dirigerla e devi conoscere tutti i suoi reparti e... -
- Cosa stai dicendo? - vedo la sua occhiata ammonitrice per cui decido di ascoltare e basta
-
come stavo dicendo, prima della tua interruzione, quando dico tutti i reparti
intendo proprio tutti, perciò domani mattina non disturbarti ad indossare il
tuo bel completo, inizi a lavorare con le cameriere ai piani. - Rimango stupita
da quella notizia che cavolo gli viene in mente , non riesco ad evitare che la
mia bocca si apra per lo stupore che hanno avuto su di me quelle parole.
-
Edward che vuol... - mi fissa e con una lentezza da far esasperare anche un
bradipo si appoggia allo schienale della poltrona di mio padre, le mani
intrecciate davanti alla bocca, per poi riprendere a parlare
-
prima di tutto per te da oggi sono mr Cullen, naturalmente il lei è
d'obbligo, poi per il prossimo mese lavorerai nei vari settori dell'albergo,
iniziando dalle cameriere ai piani. Per oggi prenditi la giornata libera, cara
la mia Bella, se vuoi lavorare qui da questo momento devi guadagnartelo,
non esiterò a licenziarti anche se sei la figlia di uno dei soci. E' tutto,
puoi andare. -
Totalmente
sconvolta, lo vedo girarsi verso la finestra alle sue spalle e non prestarmi
più attenzione, non so se piangere o ridere di questa situazione. Senza esitare
oltre me ne vado.
Chiudo
il pc, prendo il mio cappotto e me ne vado, mi ha dato il giorno libero, bene!
Cellulare alla mano compongo il numero di mio padre,
-
Tesoro! Che succede, come mai mi chiami a quest'ora?- La voce ansiosa arriva
metallica al mio orecchio.
-
Ma non so, ti costava molto avvertirmi che da oggi fino a data da destinarsi
sarai sostituito da Edward Cullen? Quel ragazzo mi odia, non perde occasione
per mettermi in ridicolo con situazioni al quanto imbarazzanti - non riesco a
trattenere un tono rabbioso mentre mi rivolgo a lui.
Sento
la sua risata scoppiare all'improvviso e non riesco più a trattenere l'ira -
papà! Insomma è una cosa importante -
-
ok ok, scusa ma mi è difficile immaginare Edward come lo descrivi tu,
insomma lui è... -
-
si, lo so, è il figlio del tuo socio e lo conosci da anni, ma ti assicuro
che con me si comporta in maniera meschina , infatti oggi mi ha comunicato che
da domani dovrò lavorare con le cameriere ai piani, capisci?! -
-
Cosa? Davvero ha fatto... -
-
Si! - affermo con un piccolo sorriso di vittoria sul volto, sorriso che
sparisce non appena mio padre ricomincia a ridere.
-
Devo ammetterlo Bels, quel ragazzo è un vero genio, io non ci avrei mi pensato.
Ora tesoro, ti devo lasciare. C'è stato un imprevisto in un nostro albergo a
Los Angeles, di conseguenza come ti ha già detto lui, Edward sarà il capo, mi
raccomando tesoro, comportati come si deve e non mettergli i bastoni tra le
ruote... -
-
si come no -
-
Bella ricorda per il bene della società. -
Non
posso evitare di grugnito di disapprovazione. - Va bene per il bene della
società - dopo un ultimo saluto chiudo la chiamata.
Non è servito a niente. M'incammino alla
fermata dell'autobus, mandando un sms ad Alice, ho bisogno di sfogare i miei
pensieri sull'essere Cullen.