Capitolo 15
Un bussare continuo blocca ogni movimento mentre le nostre
teste scattano in direzione della porta. Il panico nei nostri occhi nel momento
stesso in cui realizziamo la stessa cosa: la porta non è chiusa a chiave.
Con uno scatto degno di un velocista saltiamo giù dalla
scrivania e, mentre Edward si piazza contro la porta per evitare che venga
aperta, io cerco disperatamente il mio maglione, trovandolo appallottolato ai piedi della poltrona. Cerchiamo di darci un
contegno in modo da far entrare Mary senza destare sospetti, ma forse non siamo
stati abbastanza convincenti, visto lo sguardo curioso che fa correre da me ad
Edward.
Il corpo di Edward appoggiato allo stipite della porta, rende difficile il mio compito
di concentrarmi sui fogli che Mary, ostinatamente mi sta porgendo, alterata dal
suo continuo osservarmi, le rivolgo la mia attenzione, senza perdere di vista
ogni più piccolo movimento di mr Stronzo, una mano nasconde la sua splendida
bocca tirabaci, ma non riesce a camuffare lo sguardo divertito che ha su di me.
Finisco di firmare i vari documenti con la speranza che Mary
tenga la bocca chiusa, anche se non ha visto proprio niente e tornare alla mia
discussione con Edward, quando la signorina alla mia sinistra, si avvicina al
mio orecchio
- ehm…. Bella, la prossima volta taglia le etichette del
maglione. - E con un sorriso enorme e l'occhiolino esce fuori dal mio ufficio,
non prima di scoppiare a ridere davanti ad Edward
- scusate, che faccio, chiudo e dico che non ci sei o sei
reperibile, Bella? -
Non riesco a credere alle mie orecchie, Mary mi guarda con
un sorriso che le illumina lo sguardo, ed io non riesco a dire neanche una
parola se non prendere il mio viso bollente tra le mani e cercare in qualche
modo di smaterializzarmi da questa stanza
- Ok non vi preoccupate. - E con un occhiolino complice
sparisce dalla nostra vita,
- bene, bene, bene, siamo di nuovo soli. Dov'eravamo
rimasti? - Le parole di Edward mi
riportano alla realtà, il sorriso sul suo volto, lo sguardo caldo ed io che non
mi sento più le gambe, per la grandissima figura di merda che abbiamo appena
fatto, anzi che ho appena fatto.
Lo guardo non riuscendo bene a capire quello che intende ma
lo vedo avvicinarsi, molto lentamente,
facendo scattare così un campanellino d'allarme da qualche parte del mio
cervello, perché prima non ha suonato, perché?
- Non ci provare, pervertito che non sei altro, Mary è
praticamente nella stanza affianco e per di più ci ha già beccato, vuoi
peggiorare le cose? -
- No, tesoro, voglio solo riprendere da dove ci hanno
interrotti. - non sta scherzando, accidenti, tutto di lui me lo fa capire.
- Edward ti prego lo vuoi capire che non si può fare qui?
Per favore non essere il solito maniaco -
- Ah! e' così che la metti? Eppure quando prima mi sei
praticamente saltata addosso, non mi sembrava che avevi tutte queste
preoccupazioni. E comunque… è tardi, devo andare da Emmet, ci vediamo stasera a
casa mia. - Mentre dice le ultime parole, avvicina la sua bocca alla mia, posso
sentire il suo fiato caldo scontrarsi sulla mia pelle, brividi incessanti
percorrono la mia schiena, assaporo l'attesa che precede il bacio, attendo che le nostre labbra si uniscano. Riapro gli
occhi, che non mi ero accorta di aver chiuso e lui è li, davanti a me che mi
osserva con quel suo sguardo strafottente, il sorriso divertito gli illumina
gli occhi rendendoli due smeraldi chiarissimi, le mani nelle tasche del jeans,
l'immagine dello stronzo perfetto, del mio stronzo perfetto.
- A stasera piccola, non fare tardi! - Un bacio delicato come una piuma accarezza la
mia fronte, ed io mi accorgo che mi sto sempre più innamorando di quest'uomo!
Cerco la concentrazione necessaria a ridarmi un contegno e
per prima cosa devo sistemare il maglione, come diavolo ho fatto ad essere così
stupida da indossarlo al contrario, a dire il vero non capisco come abbiamo
fatto a lasciarci andare così.
Ogni volta che esco dall'ufficio lo sguardo di Mary cade su
di me mentre un sorrisetto divertito le increspa le labbra perfettamente
laccate di rosso.
A metà mattinata, dopo l'ennesima occhiata, non riesco più a
gestire la rabbia che mi sale dentro. Il dito preme sul quell'interruttore da
me poco usato fino a questo momento
- Mary, subito da me. - Voce impostate nel tipico tono di
chi non ammette repliche.
- Ascoltami bene, quello che succede all'interno di questo
ufficio deve rimanere all'interno di queste mura, ci siamo? Quello che vedi, o ciò che credi di vedere
non deve oltrepassare quella porta - lo dico senza staccare lo sguardo dal suo,
i suoi occhi mi osservano sgranati, quasi intimoriti per questo mio modo
distaccato di pormi che sto usando in questo momento nei suoi confronti, ma
adesso quello che mi preme non è tanto fare "l'amica" ma proteggere
la mia privacy e lei deve capire che al primo sgarro è fuori senza troppi
complimenti.
- Per cui, alla prima parola fuori posto che sento, al primo
pettegolezzo che gira tra il personale, sappi che sarai licenziata senza troppi
complimenti, ci siamo intesi? -
Con disinvoltura che non so nemmeno io da dove ho preso mi
appoggio alla spalliera della poltrona e continuo a fissarla senza parlare,
incrociando con naturalezza le mani sulla superficie lucida della scrivania.
- Mary, non ho capito la risposta. -
Sussulta sul posto, ha capito che non sto scherzando,
- ho capito Bella, non ti preoccupare. -
Le faccio cenno che può andare, ma una volta arrivata alla
porta richiamo la sua attenzione
- scusa Mary, a che ora è arrivato Edward? -
- chi scusa? - un sorriso dolce le illumina il volto. Non
parlerà!
- Ah! Bella? - i miei occhi scattano su di lei - hai
imparato bene la lezione del comando. -
- Fuori! - Ma la risata divertita per questa piccola
allusione incrina il tono autoritario che stavo usando con lei
Pov Edward:
E' tutto il giorno che ripenso a Bella, ai suo baci
infuocati, alle sue carezze, al suo corpo da favola, un pensiero fisso e
costante che si trasmette automaticamente al mio amico qua sotto. Dire che
quando sono arrivato da Emmet ero in condizioni pietose è un eufemismo, se n'è
accorto anche lui.
*****
- Ciao Edward, come va? -
- Ciao Emmet, scusa il ritardo, ma sono venuto a piedi e….
ho avuto un piccolo contrattempo. -
Vedo il suo capoccione annuire per poi girarsi di spalle e
sussultare ritmicamente. Provo a chiamarlo un paio di volte ma quando si gira è
quasi irriconoscibile, il viso completamente rosso, gli occhi lucidi e una mano
davanti alla bocca per evitare di ridermi in faccia
- ma che cazzo?! -
La risata di Emmet mi scoppia in faccia come un palloncino
gonfiato troppo, lo guardo sconvolto, chiedendo
il perché di tutta quella ilarità, quando il vocione mi raggela il sangue
- uhm… E dimmi Edward questo… imprevisto era biondo o moro,
magari castano con occhi da cerbiatto e, magari è qualcuno che conosci bene,
tipo….. qualcuno con cui lavori, sbaglio? - Lo sguardo indagatore e fiero mi fa
capire che non è poi così scemo come lo credevo.
- Mi spiace per te Edward, io lo scemo lo faccio, non lo
sono. -
Provo ad ingoiare un paio di volte, ma ho la gola
completamente secca.
- Emmet, come….? -
- ahahahahahahahah, Edward, ma veramente mi reputavi
un'idiota totale impegnato soltanto a venerare il corpo da favola di tua
cugina? Ho due occhi anche io ed ho visto come vi mangiate con lo sguardo, solo
un cieco non si sarebbe accorto della strana elettricità che nasce dai vostri
corpi. E poi… mio caro non sei venuto da solo, - lancia un'occhiata al cavallo
dei mie pantaloni ed io non posso fare altro che imitarlo - hai portato con te
anche il tuo amico, che a quanto pare è ancora sveglio dopo averla vista, dico
bene? - Cazzo, dice bene si, ho fatto finta ma l'erezione che avevo con Bella
ce l'ho ancora. Com'è possibile chiederete voi, semplice non riesco a toglierla
dalla testa e, a dirla tutta non lo voglio nemmeno fare. L'energumeno di fronte
a me continua a ridere
- hai finito di ragliare come un asino? Sono venuto qua
perché mi fa un po' male la gamba e volevo sentire un tuo parere. -
- Dai rubacuori, fammi vedere, alzati quel pantalone e no,
in quelle condizioni non te lo togli, non si sa mai che ti scappa fuori
qualcosa. -
- Ma sarai imbecille?! -
un'occhiata e tutte e due ridiamo come due cretini.
*******
Esco dalla doccia ed
il caldo mi colpisce in viso. Mi sento tranquillo e rilassato, questa sera è
molto importante ed è per questo che ho deciso di preparare una cenetta intima
qui a casa mia, nessuno che ci disturberà e potremo parlare in santa pace.
Indosso la t-shirt dirigendomi in cucina per controllare il
pesce nel forno, niente di troppo impegnativo, facile da cucinare e gustoso al
palato. l'insalata aspetta solo di essere condita al'ultimo minuto ed il vino è
in fresco.
Ricontrollo il tavolo apparecchiato per due, niente di
troppo formale, ed è per questo che ho deciso di preparare nel tavolino da
caffè, i cuscini a terra le uniche nostre sedute.
la musica si diffonde dolcemente nell'appartamento e la mia
mente vola a lei, e non riesco a fermare la mia mano che è già volata a
comporre un messaggio per lei, sul cellulare
non vedo l'ora di vederti! E.
Con un certo imbarazzo mi rendo conto che assomiglio sempre
di più ad un adolescente innamorato, ma sono contento e felice, è da tanto
tempo che non provavo queste sensazioni. Prima di rimettere a posto il telefono
compongo quel famoso numero che ormai conosco a memoria, sarà pure una cena
informale ma lei è la mia regina e merita solo il meglio. Ho ancora tempo prima
che arrivi, dopo aver spento il forno, mi fiondo fuori casa ho bisogno di un
dolce ed una cheese cake al limone è ciò che ci vuole e poi il fioraio mi
aspetta già.
Pov Bella:
Giornata di lavoro conclusa brillantemente, finalmente a
casa. Doccia, leggins, maglietta extralarge, sneakers e sono pronta. Ultimo il mio look con una
coda alta, chiavi e borsa e corro fuori da casa, rileggo i suoi messaggi mentre
aspetto l'ascensore:
Cena a casa mia,
niente d'impegnativo. E.
quindi tradotto nella lingua di noi donna equivale a:
vestita bella comoda, per la mia gioia. Ma il secondo mi ha mandato
letteralmente il cuore in aria,
non vedo l'ora di vederti! E.
Quante cose può racchiudere questa semplice frase? Tante, ed
io voglio scoprirle una per una! Una volta sotto casa suono il citofono. Non
chiede chi è, non dico chi sono. Nulla! Apre e basta ed io mi sbrigo
all'interno. Una volta al suo piano, trovo la porta leggermente socchiusa, mi
avvicino cauta e pronta per bussare, quando si apre all'improvviso e un enorme
mazzo di rose rosse con al centro una bianca occupa il mio campo visivo,
celando colui che lo tiene in mano.
- O mio Dio! Edward,
sono meravigliosi. -
Lentamente le rose scivolano verso il basso, lasciando
spazio al sorriso più dolce e tenere che abbia mai visto in vita mia - solo il
meglio per una per una persona speciale, la mia persona speciale. -
Le parole abbandonano quelle labbra disegnate sempre
accompagnate da un sorriso, ma quegli occhi, quelle due gemme verdi sono
scurite da una luce intensa ed avvolgente, nella quale mi perdo per un attimo,
il tempo di mettere a fuoco le sue parole . Non è possibile!
- Sei stato tu a mandarmi le rose vero? -
- Ammetto di essere colpevole -
- E… ti sei divertito a vedermi così emozionata per quel
regalo inatteso, vero? - Chiedo con un po' di sospetto mentre si allontana per
far partire una canzone.
- Colpevole anche di questo - la sua timida risata mi fa
vibrare le corde del mio cuore, l'emozione cresce mentre delle piccole lacrime bagnano i miei occhi, s'avvicina
e cerco di nascondere il mio viso tra le rose, aspiro profondamente il loro
profumo quando la mano di Edward, delicatamente mi fa alzare il volto,
l'intensità del suo sguardo mi toglie il respiro, cerco il modo di rimanere
lucida e annaspo in cerca di aria. Note dolcissime ed avvolgenti prendono vita
attorno a noi ed il mio fiato si fa sempre più corto, il cuore sembra voler
scoppiare
- Sono delle rose stupende… -
- mai quanto te - il suo volto sempre più vicino al mio
- Perché mi avevi regalato quelle rose?- La mia domanda
sussurrata appena
- Perché ti volevo come ti voglio ora! - Quelle parole
calde, invitanti si scontrano con la mia pelle fresca, trasmettendomi brividi
placati solo dalle sue labbra che affamate si nutrono delle mie. Non mi accorgo
di aver lasciato andare i fiori, fino a quando mi ritrovo a stringere tra le
dita i suoi capelli setosi, le sue braccia mi stringono a se mentre continuiamo
a baciarci addossati alla porta d'ingresso, come due ragazzini alle prese con
una tempesta ormonale.
Lentamente i nostri corpi si separano, così come le nostre labbra e rimaniamo a
fissarci finché un timer suona
- è pronta la pappa tesoro, a tavola!- La voce di Edward è
gioiosa, si dirige verso la cucina, mentre lo guardo attentamente, la maglietta
bianca segna perfettamente i muscoli
della schiena e quei jeans…. avvolgono in modo provocante quel sedere sodo, da
farmi venire voglia di pizzicarlo. Non mi trattengo, lo seguo e quando gli sono
vicina allungo la mano e lascio sulla sua natica sinistra un piccolo pizzico
che lo coglie di sorpresa facendolo saltare sul posto.
Si gira di scatto verso di me, che con le braccia dietro la
schiena lo guardo con la miglior faccia da cucciolo che abbia mai fatto in vita
mia
- Tu. Non. Sei. Normale. - Dichiara divertito puntando il
suo indice verso di me
- mai detto di esserlo. - Affermo con le mani in alto e un
sorriso sincero.
- ed è per questo che mi piaci. - Lo dice, guardandomi negli
occhi mentre mi da un bacio sulla fronte e con tutta la tranquillità di questo
mondo, sorride e scuote la testa come se fosse una cosa ovvia.
La cena è tranquilla e rilassata, qui seduti sui cuscini
mentre mangiamo una fetta di cheese cake al limone la mia preferita
- Sai ancora non riesco a capire come hai fatto ad
indovinare che questo è il mio dolce preferito -
- Ricordi che pensavo di aver perso, ma invece erano solo
sepolti da strati di polvere. -
Blocco ogni movimento e lo guardo, aspettando che continui a
parlare e lui lo fa
- Ricordo che quando eri più piccola e venivamo a casa
vostra eravamo soliti portare una bella Cheese cake e tu diventavi matta solo a
vederla, quella al limone poi, veniva divorata da te in un baleno. -
- Me le ricordo, se non sbaglio era tua madre che le
preparava. E poi scusa di che ti lamenti, evidentemente erano talmente buone da
essere irresistibili. -
- Si come eri irresistibile tu, con quei buffi occhialoni e
le trecce, gli occhi ti si illuminavano e vivevano di vita propria. - Lo fisso
a bocca aperta, non mi aspettavo una dichiarazione del genere da Edward
- ma se mi chiamavi Nessie, il mostro di Lock Ness -
- è vero. - Ammette ridendo, - ma è anche vero che i tuoi
occhi mi sono sempre piaciuti ed ora che non porti più gli occhiali, sono
ancora più belli. Adoro i tuoi occhi Bella, così sinceri e profondi, vorrei
perdermi ogni volta che li guardo. -
Trattiene per un attimo il respiro prima di buttarlo fuori
adagio, le sue mani corrono ad avvolgere le mie ancora appoggiate al tavolo. La
sua pelle, liscia e calda, manda continue scosse alla mia, che s'irradiano in
tutto il corpo, concentrandosi all'altezza del petto, facendo aumentare i
battiti già accelerati del mio povero cuore.
- Ti chiedo una possibilità Bella, io e te…. All'inizio è
vero, volevo solo venire a letto con te. Ma adesso… Voglio stare con te, sapere
che sei mia come io sono tuo. - Spiazzata, ecco come mi sento! Certo sapevo che
questa sera dovevamo affrontare la situazione ma… non credevo che Edward
avrebbe preso lui l'iniziativa, è stato sorprendentemente sincero, non mi
aspettavo che avrebbe ammesso il suo volermi portare a letto iniziale ma ora,
guardando in quegli occhi limpidi posso sentire la veridicità delle sue parole
e quelle vengono dal suo cuore.
- Si! - Grido in risposta e mi butto tra le sue braccia
mentre ricopro il suo viso con i miei baci.