lunedì 30 luglio 2012

Capitolo 10

Pov. Edward

Osservo la porta ancora inebetito dalla visione del fondo schiena ondeggiante di Bella, una mano quasi a voler afferrare l'ultimo soffio di quell'alito caldo che sfiora le mie labbra, quel vaffanculo brucia ancora nelle orecchie come se fosse tatuato a fuoco.
Chiudo gli occhi riassaporando la sensazione di quel bacio accennato… bramato… desiderato da entrambi, ma non dato.
Questa donna è la mia dannazione, anche il gesto più semplice ed innocuo ha il potere di farmi uscire di testa e quando usa la malizia…decreta la mia morte.

******

Bella Pov.

E' incredibile la sensazione di soddisfazione mista a quella di frustrazione che sento dentro. Soddisfazione per averlo apertamente mandato a quel paese, frustrazione per…l'innegabile effetto che ha su di me.
Non posso farci nulla, mi piace e tanto anche, mi è sempre piaciuto anche quando mi rendeva impossibile la vita ricordandomi quanto non entravo nei suoi canoni di bellezza. Canoni che vedo ha riconsiderato, visto che mi ha fatto apertamente capire che non gli sono indifferente, anzi se potesse mi scoperebbe alla prima occasione.
A passo di marcia mi avvicino al bar dell'albergo, senza guardare Nancy, la barman di turno, mi avvio verso l'ufficio di Jeff, il capo barman, il sorriso quando mi vede entrare nel suo ufficio illumina il viso segnato dall'età
- Bella, come mai qua? - Domanda incuriosito
- Jeff questa settimana dovrò lavorare qua al bar, sai Cullen ha deciso di farmi fare un po’ di gavetta. -
- Ah, ok! Non ci sono problemi, adesso ti faccio vedere il nostro posto di battaglia poi inizi questo pomeriggio con Mark, ovviamente…la divisa consiste in camicia bianca e gonna nera, il gillet te lo procuro io.  -
Il pomeriggio è passato in modo abbastanza tranquillo, certo all'inizio ho avuto ancora qualche problema nel ricordarmi la posizione delle cose ma tutto sommato tutto è filato liscio.
- Un Caruso, grazie. -




Blocco ogni movimento, un'occhiata all'orologio alla mia destra, le 21.00, che cavolo ci fa qui solitamente a quest'ora è fuori da qua già da un bel pezzo.
Con lentezza, misurando ogni mio movimento, mi volto verso di lui.
E' seduto su uno sgabello, gomiti sul piano del bancone, e le maniche della camicia leggermente alzate e i capelli più spettinati del solito.
-  Un che cosa? - Chiedo cadendo dalle nuvole.
Gli occhi puntati sul bancone mentre scuote la testa divertito - che razza di barman saresti se non sai preparare nemmeno un cocktail? -  Un sorriso sghembo sulle labbra  evidenzia il suo divertimento per questa situazione.
- Veramente io non sono una barman, mi ci hai costretta tu qua dietro. - Rispondo piccata alla sua domanda.
Un piccolo pugno sul bancone, per poi alzarsi e venire verso di me, i suoi occhi fissi nei miei, il sorriso sulle labbra ad illuminargli il viso, - guarda e impara, piccola. -
Piccola? Piccola?! Mi ha veramente chiamato così? Il cuore batte senza sosta, sto per rispondere quando vedo con che sicurezza afferra le bottiglie che gli servono.
Fa scorrere lentamente la fetta di limone sul bordo della coppetta martini, per poi portarla alle labbra, che adagio si dischiudono per accogliere quel piccolo pezzetto, lo vedo succhiarlo avidamente, mentre mi osserva dall'alto della sua statura.
- Sai, questo agrume mi ricorda molto te, aspra all'inizio, ma piacevole una volta che si assapora. -
Si volta per afferrare lo shaker e con strana esperienza versa tutti gli ingredienti. Osservo la scena davanti ai mie occhi con un dubbio, " ma quando ha imparato queste cose"
- Non sai tante cose di me, piccola. - Lo sguardo sempre più divertito mentre pronuncia quelle parole. Posso sentire l'imbarazzo invadere il mio corpo quando, mi rendo conto che, forse, il mio non è stato solo un pensiero.
 Mentre richiude il recipiente raccoglie una goccia di crema alla menta con l'indice. Vedo la sua mano muoversi verso l'alto, l'osserva per un secondo prima di porgerlo a me, davanti alle mie labbra che non aspettano altro se non assaporare quella crema fresca e dolce.
Lo guardo, quasi sfidandolo e mi avvicino, con la punta della lingua raccolgo quella goccia quasi densa, i suoi occhi dilatati per la sorpresa, forse non mi reputava capace di farlo? Si sbagliava!
Il suo dito accarezzato dalla mia lingua all'improvviso all'interno della sua bocca, come a voler gustare il mio sapore.
Impugna lo shaker ed inizia ad agitarlo all'altezza del viso, i suoi occhi fissi nei miei, il sorriso insistente sul suo volto. Mi perdo ad osservarlo, le braccia che muovono avanti e indietro quel piccolo contenitore, seguendo il tempo cadenzato dallo sbattere dei cubetti di ghiaccio contro le pareti, la camicia accompagna il movimento dei muscoli fasciandoli come se fosse una seconda pelle, cerco di darmi un contegno che, puntualmente va a farsi benedire quando i miei occhi cadono su quel piccolo triangolino alla base del collo, sotto il pomo d'Adamo che sale e scende a ripetizione.
Fisso inebetita quella pelle liscia immaginando come potrebbe essere calda sotto le mie labbra, adoro quel punto e lui con la sua maledetta camicia sbottonata non aiuta la mia concentrazione.
Un rumore,  lo shaker sbattere sul piano di lavoro e lui intento a versare quel liquido verde
- assaggia - mi  porge il bicchiere con un'aria d'intesa.
Il mio sguardo vaga dalla sua mano a i suoi occhi, cerco di leggervi dentro qualcosa, qualsiasi cosa, ma purtroppo non ci riesco, è come se indossasse una maschera impenetrabile, altre due volte il mio sguardo alternato per fermarsi su quegli smeraldi affascinanti e chiari. Porto le mie labbra quasi a contatto con il vetro sottile della coppetta - mi devo fidare? - un sorriso ironico accompagna le mie parole, un sopracciglio alzato in risposta - assaggia - ripete suadente.
La mia lingua ad inumidire le labbra prima di appoggiarle al bicchiere ed assaporare quel miscuglio fresco e forte, la sua mano delicatamente accompagna il mio movimento versandomi in gola il liquido, per poi allontanarlo da me e portarlo alla sua bocca, continuando il nostro silenzioso gioco di sguardi.
- Mai bevuto un cocktail più saporito e dolce di questo. -
Lo vedo avvicinarsi al mio volto, con la punta della lingua sfiora l'angolo della mia bocca, tornando indietro con gli occhi chiusi come se stesse assaporando qualcosa di prelibato, - adesso è perfetto. -
Mi sento bollente, in tutti i sensi e scommetto che la colorazione del mio viso ha raggiunto livelli di rosso mai sfiorati prima d'ora, imbarazzata cerco una via di fuga che mi porti lontano da questa tentazione fatta persona, ma le sue mani bloccano ogni mio movimento, una appoggiata al piano di lavoro e l'altra impegnata ad alzarmi il viso verso di lui.
- Vieni a cena con me Bella. - 
Gli occhi a cercare i suoi, a leggere cosa racchiudono, nessuna traccia di scherzo nel suo sguardo, solo convinzione in ciò che hanno detto le sue parole, che rimbombano frenetiche nella mia testa.
- Scu… scusa? chiedo nell'imbarazzo più totale, voglio dare a lui la possibilità di correggere quello che ha detto e  a me di verificare se ciò che ho sentito è frutto della mia immaginazione.
- Domani sera, vorresti venire a cena con me, Bella? -
Il sorriso di vittoria mi fa capire che per lui non è altro che un gioco, sono solo un numero da aggiungere alla sua lista, non posso accettarlo, non voglio rimanere bruciata, per anni è stato il mio sogno segreto e finché lui non mi vedeva, mi ero messa il cuore in pace, ma adesso che si è accorto di me non posso permettermi di stare male, solo per il gusto di toglierci uno sfizio, perché solo  questo sarei per lui.
- Uhm, sentiamo Cullen che programmino avresti in mente? - Sguardo ammiccante, voce sensuale impostata, quando voglio fare la gatta morta, ci riesco alla perfezione
- Sai stavo pensando di invitarti a casa mia, potrei preparare qualcosa, magari d'italiano, quattro chiacchiere, un po’ di musica, del buon vino. -
- E magari possiamo finire la serata rotolando tra le lenzuola del tuo letto, dico bene? -
- Touché! Devo ammettere che dopo una serata del genere  del buon sano sesso ci sta bene. - Le sue parole accompagnate da una risata quasi… imbarazzata?
Strano!
Non riesco a trattenere il sorriso divertito che nasce spontaneo sulle labbra, - in effetti ci sta proprio bene, ma… non credo che sia una cosa fattibile. Mi dispiace, ma non vengo a cena con te. -
- Come? -  gli occhi socchiusi come a voler imprimere meglio le parole da me pronunciate
- Hai capito benissimo, ora scusami, il mio turno è finito. - L'occhiata fugace all'orologio conferma quanto detto, ma il tono tradisce il mio nervosismo.
 Cerco di allontanarmi il più possibile da lui, ma lo impedisce afferrandomi per il polso e facendo scontrare la mia schiena al suo petto caldo le sue mani ad ancorare i miei fianchi, in una dolce morsa nella quale vorrei stare per sempre.
- Dimmi perché non vuoi cenare con me, dimmelo Bella. - Un sussurro caldo nel mio orecchio, mentre la sua voce roca dona brividi alla mia pelle, potrei venire anche adesso, se solo non stessi lottando con tutte le forze per non perdere la lucidità.
Inspiro ad occhi chiusi una…due…tre volte, afferro una sua mano e mi allontano da lui.
- Per questo motivo non ho accettato - affermo indicando noi due con la mano - sinceramente Edward come pensi che saranno i nostri rapporti la mattina dopo? Mi spiace, io non sono una che fa finta di nulla per cui… la mia risposta e sempre no. -
******


Pov. Edward

Per l'ennesima volta la osservo andare via.
Per l'ennesima volta mia ha dato il così detto due di picche.
Per l'ennesima volta ha inflitto una pugnalata al mio cuore ed al mio orgoglio.
Ogni volta che mi sembra di poter allungare la mano per afferrarla, scivola via come se fosse fatta di sabbia, quasi inafferrabile. Mi sta mandando fuori di testa, un solo pensiero fisso: il suo volto, torturato dall'agitazione che le mette la mia presenza, perché se c'è una cosa che ho capito è che nemmeno io le sono indifferente, lo capisco da come mi guarda, dal suo modo di arrossire e dall'eccitazione che s'impossessa del suo corpo ogni volta che le sono vicino, lo so perché per me è la stessa cosa.

******

Ogni giorno la osservo al lavoro, ho sempre fatto colazione in camera, prediligendo la quiete  e un'accurata visione dei giornali all'attività caotica del bar e solo raramente mi fermavo al bancone per sorseggiare anche un semplice aperitivo, giusto quando si doveva intrattenere qualche ospite importante.
Ma da quando lei è qua, non riesco ad ignorare questo posto.
Vederla muoversi ancora un po’ impacciata mentre cerca di stare dietro a tutte le richieste dei clienti mi riempie il cuore di tenerezza, ma quelle camicette bianche che indossa sono una continua fonte di tentazione per la mia mente malata.
Ed ora eccomi qui, per l'ennesima volta in quattro giorni. La guardo sorridere con gentilezza ad ogni cliente, rispondere alle loro domande e arrossire  per qualche complimento di troppo. Mi sto facendo male, lo so, ma non ne posso fare a meno, devo assolutamente vederla, anche se tutto questo mi fa morire dentro.
Dopo aver cenato velocemente sono arrivato al bar, la musica del pianista si diffonde leggera nell'aria accompagnando il mormorio dei clienti presenti.
La cerco in ogni angolo del locale e solo quando sento la sua risata mi rendo conto che è dietro di me. Mi volto e la vedo, bella più che mai nella sua divisa, i capelli fermi in una coda alta che lascia scoperto il candido collo. Sta parlando con un ragazzo, un nostro dipendente.
Mi avvicino, sono curioso di sentire di cosa stanno parlando, ma solo parole spezzettate del discorso arrivano: "uscire", " domani", " Black & White" . La vedo annuire in risposta, non posso crederci ha accettato l'invito di un ragazzetto invece che il mio, ha preferito lui, la sua compagnia alla mia, eppure… so per certo che non le sono indifferente.
Come una furia mi dirigo a casa, stasera ho bisogno di riflettere e l'unico modo è il mio sax e qua in hotel non mi è possibile.
Ore a suonare fino a quasi consumare il fiato, lo sguardo a perdersi sulle luci della città, il suo volto, i suoi occhi scuri a volteggiare nei miei pensieri.
Un'idea, ha già apprezzato una volta potrebbe apprezzare ancora, incurante dell'ora chiamo  quel numero ormai diventato familiare, tante volte digitato ma solo una chiamato.

******

Questa mattina in ufficio è stato un vero inferno, non sono riuscito a mantenere la concentrazione neanche per un secondo. Le immagini di Bella mentre si diverte con un altro, mentre gode di un corpo che non è il mio m'investivano come un fiume in piena. La maggior parte del tempo l'ho passata fuori dal mi o ufficio a gridare contro i poveri dipendenti che non avevano nessuna colpa se non quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, ossia davanti a me.
La doccia che ho fatto prima di uscire per cercare di calmarmi è servita a ben poco, sono agitato, non so cosa troverò una volta arrivato al locale, dovrei evitare di andarci, ma voglio sapere.
La musica è piacevole, adatta all'ambiente, una rapida occhiata in giro, mi fa capire che il ragazzetto ha buon gusto. Devo ammetterlo!
Un locale dove si può sia mangiare che ballare, ed è proprio nella zona adibita a pista di ballo che li vedo.
Stanno ballando.
Si stanno divertendo… assieme.
Sembrano…felici.
Chiudo gli occhi incassando l'ultimo colpo.

Corro sull'asfalto nero e lucido, l'adrenalina che scorre nelle vene, la mia mano sull'acceleratore ad alimentare il rombo del motore sotto di me.
Corro per sfogare questa ira che mi ha investito all'improvviso.
Non avrei mai pensato che potesse succedermi una cosa del genere, ancora non riesco a spiegarmi bene cosa è capitato, ma quando l'ho vista tra le braccia di quel damerino da strapazzo, che con le sue mani accarezzava quel corpo che adorerei senza mai stancarmene, non ci ho visto più.
Come una furia mi sono diretto alla moto, accorgendomi  a malapena dell'uomo con cui mi sono scontrato e sono andato via da quella scena che, non so per quale motivo mi ha sconvolto.
Accelero ancora una volta, non mi curo di nulla, voglio solo correre via veloce, il più lontano possibile da loro.
Sentire il vento che si scontra con il mio corpo lanciato a tutta velocità su questo fiume nero.
Tutto succede all'improvviso tanto da non capire cosa succede prima: 
lo squillo del mio telefono... 
Il volto di Bella... 
Uno schianto assordante, 
so solo quello che accade dopo: il buio che avvolge la mia mente.

domenica 15 luglio 2012

Capitolo 9

Pov. Bella
Puntuale come un orologio svizzero alle 7.30 mi presento in ufficio, una tazza di caffè nero ed amaro per completare il processo di sveglia. Prendo posto alla mia scrivania, sorprendendomi di non trovarla piena di scartoffie varie, accendo il pc,  e dopo due minuti mi compare un messaggio sullo schermo, il tempo di aprirlo e una scritta troneggia sul fondo bianco dello schermo

NEL MIO UFFICIO, SUBITO!

Controllo l'orario, cazzo è già in ufficio, ma Edward non ha una casa? No, Edward ha una suite qua nell'albergo, che palle!
Un lieve colpo alla porta prima di aprirla, la luce del mattino illumina tutto l'ufficio riflettendo sulle superfici di vetro dei mobili. Seduto  dietro la sua scrivania Edward Cullen fissa la mia figura con uno sguardo che fatico a capire.
I gomiti appoggiati alla scrivania,  le mani incrociate all'altezza della bocca, mi osserva dal basso verso l'alto senza parlare, si limita a passare il pollice sulle labbra, leggermente le inumidisce con la punta della lingua, con uno scatto s'appoggia allo schienale della poltrona, in una posizione quasi sdraiata, con le gambe leggermente aperte, con una mano si slaccia i pantaloni, fino a far uscire il suo pene, lentamente, sempre tenendo incollati i suoi occhi ai miei inizia a far scorrere le sue dita per tutta la sua lunghezza, un chiaro invito su quello che ha in mente.
I miei occhi rapiti da quella scena altamente erotica, non perdono neppure un minimo movimento di quelle mani dalle dita lunghe ed affusolate che non vedo l'ora di sentire dentro di me, penetrarmi… accarezzarmi… pizzicarmi…darmi piacere, mentre i miei capezzoli vengono risucchiati da quella bocca peccaminosa.
- Vieni qua piccola Bella, voglio sentire la tua bocca avvolgere il mio membro -
Un sorriso sulle mie labbra, la lingua a leccarne il profilo, pregustandomi  quella sensazione di potere che si ha vedendo il tuo uomo che geme di piacere, piacere che tu gli provochi.
Adagio mi abbasso tra le sue gambe, mentre con tocchi leggeri accarezzo le sue gambe fino a portare le mie mani sul suo sesso, muovendole su e giù, uno sguardo a quegli occhi che mi osservano affamati, adagio avvicino il mio volto al suo sesso, sento il suo respiro spezzarsi nell'attesa. Un piccolo bacio alla cappella prima di accogliere l'intera lunghezza nella mia bocca, le mie mani appoggiate alle sue cosce, le sue affondate nei miei capelli, mentre un sospiro viene rilasciato da quelle labbra piene
- Cazzo Bella, sei…bip! bip! -
Bip bip... quel suono insistente mi distrae dal mio lavoro e mi costringe a voltare la testa
- Porca miseria, era un altro sogno del cavolo! -
In tempo di record mi faccio una doccia rigorosamente fredda, indosso il mio vestito blu notte e le scarpe abbinate, un leggero trucco e sono pronta per il lavoro.
Alle 07.30 sono in ufficio e sto già accendendo il mio pc, la scrivania ingombra, da ogni genere di documento, strano, molto strano, solitamente non so nemmeno da dove iniziare il caffè nero pronto per essere bevuto, quando i miei occhi si accorgono del messaggio che mi è arrivato sul computer, appoggio la tazza sul tavolo, con uno strano presentimento apro quel messaggio.  Una frase sullo sfondo bianco fa bella mostra di se, un invito a presentarmi subito nell'ufficio di Edward. Con il cuore in gola vado incontro al mio tormento personale, colui che non mi lascia libera di respirare nemmeno nei miei sogni.
Aspetto il suo invito, prima di entrare.
Seduto dietro la sua scrivania, le mani incrociate all'altezza della bocca.
Il mio respiro si fa pesante, di nascosto mi pizzico il fianco, no non può essere la realtà, sicuramente questo è un sogno ed io non mi sono alzata quando è suonata la sveglia, perché è suonata, vero? Non mi sono immaginata anche quello, giusto? il piccolo lamento che lascia le mie labbra mi fa capire che non sto sognando.
Il mio sguardo vaga per la stanza, tutto è come ho sognato stanotte, tutto è identico al mio maledetto sogno, anche il fatto che Edward mi osserva dal basso verso l'alto e lentamente s'appoggia allo schienale della poltrona.
Il cuore inizia a battere forte nel petto, sento lo stomaco contorcersi, attendo quasi che faccia quel gesto, non aspetto altro.
- Bella, che ti succede, ti senti bene? -
- Oh si, più che bene! - mi ridesto grazie al tono sensuale che ho usato senza volerlo, Edward mi osserva con in un modo che non comprendo, con un sopraciglio alzato, mentre quel suo sorriso tremendamente sexy ed eccitante prende vita sul suo volto.
- Perfetto! Sono contento che stai bene. Allora, ti volevo informare che questa settimana dovrai lavorare al bar dell'albergo, non voglio sentire lamentele, non sono dell'umore giusto.
- Ok non mi lamento però una cosa te la devo dire. -
- Sentiamo cosa dovresti dirmi di così importante? -
Lentamente mi avvicino alla scrivania e piegandomi alla sua altezza, in modo che i nostri occhi si perdano gli uni dentro gli altri, tanto vicino che i nostri respiri si possano confondere
- ma vaffanculo! - un soffio sulle sue labbra, ed un respiro a pieni polmoni per gioire di questo piccolo senso di vittoria, mi avvicino alla porta, ondeggiando in modo provocatorio il mio fondoschiena.


Pov Edward

Isabella Marie Swan,  il mio tormento, la mia dannazione eterna. Colei che risiede costantemente nei miei pensieri.
I suoi occhi, profonde pozze scure, sono la prima cosa che penso al mattino e l'ultima prima di addormentarmi. Il suo corpo sensuale e perfetto, popola i miei sogni in mille situazioni e posizioni.
Ho perso il conto delle notte che non ho chiuso occhio perché troppo eccitato dal suo pensiero; delle docce fredde per alleviare la mia persistente erezione, docce che finivano inevitabilmente tutte allo stesso modo: io che mi do sollievo pensando a lei e venendo tra le mie mani grido il suo nome.
Non posso andare avanti così, non mi riconosco neppure io, devo scoparmela quanto prima e passare oltre.
Ho le mie idee nel sesso, tutte e nessuna è un po’ il mio motto e solitamente quando prendo di mira una ragazza, non ci vuole poi molto che finisca tra le mie lenzuola, ma con Bella c'è qualcosa che mi frena.
Sarà per il fatto che è la figlia del socio di mio padre, sarà per il fatto che la conosco da quando era poco più di una bambina o forse per il suo caratterino tutto pepe, che non sono ancora riuscito nel mio intento.
Ammettiamolo, la ragazzina occhialuta e con apparecchio, che sembrava molto la sorellina minore di ugly Betty, si è trasformata, da brutto anatroccolo a splendido cigno ammaliatore.
Un'altra notte passata in bianco a desiderare un corpo che continua negarsi, un'altra notte a darmi sollievo pensando a lei come il più sfigato degli adolescenti alle prese con gli ormoni impazziti. Stanco di rigirarmi nel letto mi dirigo in sala, in mano una bottiglia di acqua fresca presa dal frigorifero della cucina, porto quella bottiglia fresca a contatto con le mie labbra secche e mando giù una generosa sorsata.
Osservo le luci della città per non so quanto tempo, colto da un'improvvisa ispirazione mi avvicino alla custodia del mio sax, è da tanto che non lo suono, provo a suonare alcune note, è perfettamente accordato.
Mi lascio guidare dalle mie emozioni, e rimango piacevolmente stupito per la dolce melodia che ne è venuta fuori. Da quanto tempo non suonavo così? Da quanto non mi sentivo un tutt'uno con il mio saxofono, da quanto tempo non riuscivo a fondermi con la mia musica? Da tanto, troppo tempo. Due occhi scuri e profondi hanno accompagnato ogni mia nota, ogni pausa, quel viso accarezzato dalle lunghe ciocche castane mentre balla sensuale come solo lei sa essere.
Ripenso alla serata di sabato, a come quel giorno è iniziato ed a come è finito e non posso fare a meno di lasciarmi andare al dolce ricordo che riempie la mia mente.

***

Ordinare quei fiori è stata la scelta migliore che potessi fare ed anche la più stupida. Per tutta la mattinata sono stato nervoso, scostante a tratti irritabile e chi ne ha fatto le spese è stato mio fratello. - Edward che hai? - mi chiede dopo che per l'ennesima volta ho sbagliato un tiro a canestro.
Come ormai da nostra abitudine, il sabato mattina lo passiamo al campetto di basket vicino al nostro vecchio campus, tappa fondamentale ogni volta che sono in città, per rinsaldare il legame fra fratelli, raccontandoci senza censure le nostre vite.
- Niente Jaz, non ti preoccupare. - rispondo mentre bevo una generosa sorsata d'acqua che ho preso dal mio borsone.
- Si come no! Se tu non hai niente io sono un monaco, ma fammi il piacere Edward, ti conosco da quando sei nato e riconosco quando non hai niente o c'è qualcosa che ti tormenta come in questo momento.-
Guardo gli occhi blu di Jasper, così diversi ma allo stesso tempo così simili ai miei e non riesco a non dirgli la verità o almeno una parte
- Hai ragione Jaz, sono un po’ fuso oggi, scusami. -
Mi scruta gli occhi come se volesse leggervi chissà cosa - non m'incanti con le tue scuse, sputa il rospo, avanti. -
- Cazzo, Jasper ti ho detto che non ho niente! - ringhio esasperato da questo suo continuo domandare
- ed è perché non hai un cazzo che sembri un'animale in gabbia pronto a staccarmi la testa con un solo morso. -
 Riprende la palla e continua con i suoi canestri, lasciandomi da solo, seduto a bordo campo con il cellulare in mano in attesa di un messaggio o di una telefonata che non arriverà mai, perché …perché sono
- un emerito idiota - la testa alzata di scatto, osservo mio fratello che mi scruta attentamente.
- Come scusa? - domando con finta innocenza, la sua risata riempie le mie orecchie, mi sta chiaramente prendendo per il culo.
- Edward mi credi veramente così idiota da bermi le stronzate che dici? Forza dimmi lei chi è e per favore non dirmi che non c'è nessuna lei, perché prenderesti per il culo te stesso oltre che la mia intelligenza. -
Devo riconoscerlo Jasper ha intuito. - In effetti c'è una ragazza con la quale vorrei… approfondire la conoscenza, non so se mi spiego, ma… non è facile.- 
- Il grande conquistatore in difficoltà? Wow… tutto il mio rispetto alla grande donna che ti sta mettendo in difficoltà, vorrei proprio conoscerla. -
- La conosci già - un sussurro il mio che non sfugge all'orecchio attento di mio fratello.
- Come hai detto? - Posso vedere il suo cervello mettersi in moto
- Nulla, tu piuttosto, tutto bene con la puffa malefica? -
- Non provare a  cambiare discorso ragazzino, non mi freghi lo sai benissimo, chi è lei, hai detto che la conosco e siccome le tue "amicizie" mi sono sconosciute dev'essere qualcuna che ha a che fare con il lavo…ro. -
Vedo gli occhi di mio fratello fissarmi, un'espressione  scioccata dipinta sul suo volto.
- Non ci credo, non ci credo, non ci credo - la sua litania mi sta dando i nervi.
Mi passo una mano sul viso quasi a cancellare ogni segno di questa insensata conversazione, quando le parole di mio fratello entrano prepotenti dentro di me
- e così il mostro di Loch Ness si è trasformato in una fata capace d'incantare il grande Edward Cullen? -
- Come hai fatto a capire che era lei? -
- Sei così ingenuo nelle questioni di cuore…. e così ti sei preso una bella sbandata per la tua vittima preferita, che dire c'è una giustizia in cielo -
- Io non mi sono preso una sbandata, sono solo frustrato perché non ho ancora ottenuto quello che voglio, niente di più. -
 Il sorriso divertito di Jasper mi fa capire ch non s'è bevuto nemmeno una parola di quello che gli ho detto, come dargli torto, nemmeno un bambino di tre anni ci sarebbe cascato, ma devo pure sempre mantenere un contegno.
- Cosa hai intenzione di fare con lei? - La domanda mi spiazza, perché per la prima volta non ho una risposta. Mi ritrovo a raccontargli tutto, seduti sul cemento del campetto come da piccoli, dalle innocenti prese in giro iniziate quando eravamo ragazzini, ai baci infuocati, scambiati in ufficio. Il fatto che la sogno ogni notte l'ho tenuto per me, ho già fatto la figura dell'adolescente imbranato non posso fare anche quella dello sfigato.
 Jasper ascolta attentamente tutto il mio monologo, senza interrompere.
- Wow- l'unica sua risposta a tutto quello che ho detto.
Afferra il pallone e va verso il canestro ed inizia a giocare, non capisco questo suo atteggiamento, dovrei essere io a dover scaricare la tensione, dovrei essere io quello nervoso e scosso per aver raccontato ciò che sta succedendo nella mia vita, invece è lui a comportarsi in modo strano.
Dopo non so quanto tempo che l'osservo palleggiare e tirare a canestro, lo vedo arrivare da me  accaldato e affaticato.
- So che mi pentirò, spero di sbagliarmi. Stasera Alice ci ha organizzato una serata di pizza e ballo, sai com'è fatta - mi lancia un'occhiata e subito blocca ogni mio tentativo di protesta - non m'interessa se hai già un impegno, lo disdici se non vuoi avere a che fare con tua cognata. - Basta quell'avvertimento per farmi desistere da trovare ogni possibile scusa - Come immaginavo - non riesce a nascondere il sorriso soddisfatto che nasce spontaneo sul suo viso.
- Stasera andrai tu a prendere Bella, anche se  Alice le ha detto che saremo passati noi. -
- Scusa ma come pensi di convincere tua moglie a farmi andare da Bella, per quel che ne sa lei noi due non ci possiamo sopportare. Figurati se mette la sua migliore amica nelle mie mani, piuttosto la morte, preferibilmente la mia. - Sbotto frustrato.
- Uomo di poca fede, hai così poca fiducia in tuo fratello? Fidati di me e prega perché non venga fatto fuori. -
Ci lasciamo con l'accordo ce mi avrebbe avvertito nel pomeriggio, infatti verso le 19.00 un messaggio sul mio cellulare da parte di Alice mi avvisa che la cena è stata spostata e che devo andare io a prendere Bella. Non so cosa si sia inventato mio fratello e sinceramente non lo voglio neanche sapere.
Sono le 20.00 e dopo  mezz'ora che aspetto finalmente trovo il coraggio di suonare il campanello, speriamo che non sia in ritardo. La sua voce melodiosa dal citofono, m'invita a salire. Raggiunto il piano rimango meravigliato di trovare la porta leggermente aperta, forse fa sempre così con chi viene a trovarla, ma non si rende conto che può essere pericoloso?
Chiudo la porta osservando la stanza nella quale mi trovo, è un unico ambiente che fa sia da sala che da cucina, divise da una penisola esagonale, i colori sono caldi e vivaci, variano dall'arancio del divano al giallo delle pareti, che risaltano il colore scuro dei pensili della cucina e delle mensole di legno, sulle quali fa bella mostra di se una grande televisione al plasma e del parquet, dove è  appoggiato un tappeto terracotta, davanti a  me un piccolo arco  fa largo a un corridoio dal quale provengono dei rumori, sicuramente lei non è ancora pronta, come tutte le donne si fa desiderare.
Ho il tempo di darmi un'occhiata in giro e godere della visione delle sue foto organizzate in uno strano collage, che ripercorre un po’ tutta la sua vita, da quando era una bambina paffutella e ragazzina con codette e occhialini a foto recenti che mostrano una bellissima ragazza in compagnia di quel mostriciattolo di mia cognata, la loro amicizia va ben oltre l'umana comprensione, giuro.
Un rumore vicino a me mi fa voltare di scatto per ritrovarmi di fronte la più bella immagine che i miei occhi potessero vedere.
Bella è apparsa dietro di me, mentre ancora stava indossando la maglia. I miei occhi seguono la  sua figura beandosi della visione dei suoi seni sodi avvolti in un reggiseno nero, che metteva in bella mostra quelle due perfette rotondità, della sua pelle chiara e del ventre piatto, perfetto, che riuscirei ad avvolgere con un solo braccio.
La sua voce mi riporta alla realtà, impossibile non provocarla, quando mi serve la possibilità su un  piatto d'argento e poi adoro il modo in cui si colorano le sue guance, diventano piacevolmente rosa, poi rosse fino ad una simpatica tonalità di bordeaux, a seconda dell'intensità del suo imbarazzo.
Non si aspettava che sarei venuto io a prenderla, si nota dal suo stupore misto ad imbarazzo. Si nota dal fatto che sembra un piccolo gattino che soffia per difendersi, perché forse si sente braccato.
Si nota dal suo volto che sta perdendo le tonalità rosate per lasciare spazio a quelle più rosse, decisamente più rosse, la chiamo, una… due… tre volte, mi becco anche un vaffanculo e non capisco il perché.
C'è tempo prima del nostro appuntamento, mi metto comodo e non posso fare a meno di notare che non passo inosservato alla tigrotta  davanti a me.
- Anche tu mi fai lo stesso effetto Bella - lo dico guardandola in quei profondi pozzi scuri, lo dico mentre mi avvicino a lei sollevandole il viso verso il mio, tanto vicino che posso sentire il calore della sua pelle sulle mie labbra, ma prontamente Bella si sposta evitando così il bacio che bramo darle da questa mattina e cambia discorso ributtandolo su Alice.
Ho bisogno di una piccola concentrazione prima di fare una grossa figura di merda, ed evitare così che mio fratello venga ridotto in un mucchietto di cenere, se Bella ed Alice lo venissero a sapere penso che lo farebbero fuori.
Le racconto quella che in parte è la verità, le mostro il messaggio mandatomi da Alice ed anche Bella capisce il contrattempo che il mio fratellone s'è inventato per tenere a bada la moglie, d'altronde stanno pur sempre cercando di farmi diventare zio e a questo pensiero non posso fare a meno di ridere del programmino che si sono fatti.
Beviamo una birra e chiacchieriamo un po’ di tutto dalla musica al cinema ai libri, Bella  è una continua scoperta, una fonte inesauribile di novità ed è mentre parliamo che finalmente le vedo, le rose che le ho mandate stamattina, mi chiedo come ho fatto a non accorgermene prima. Fanno bella mostra di  loro sul tavolino da caffè vicino al divano. Non posso fare a meno di accarezzare quei petali così vellutati, illudendomi di stare accarezzando lei, la mia rosa.
- Sono bellissime, dono di  un corteggiatore? - le chiedo notando la cura con cui le ha riposte nel vaso. La vedo avvicinarsi sfidandomi con le parole e con lo sguardo, sorrido di questo suo comportamento.
- Beh direi che ha buon gusto. - Afferro il bocciolo che stavo toccando e lo poso delicatamente sul suo orecchio appena prima di disfarle la coda liberi, i capelli le scivolano sulle spalle come una cascata di cioccolato liquido, osservo la venere dinnanzi a me, è bellissima, il viso leggermente arrossato, le piccole lentiggini sulla punta del nasino è - perfetta! - sussurro ad un centimetro dalle sue labbra, per un attimo un solo attimo ho quasi assaporato nuovamente il paradiso e ci sarei riuscito se quella rompiscatole di Alice non avesse chiamato, con un tempismo fin troppo perfetto, per avvisarci del ritardo.
La cena è andata benissimo ed ho piacevolmente notato la cura con cui Bella ha riposto nella sua borsa la rosa che aveva dimenticato tra i suoi capelli.
Inutile dire che tutto si è svolto alla perfezione anche al locale che abbiamo scelto dopo la pizza, niente di che se non qualche chiacchiera e un ballo qua e là, tutto molto divertente e  tranquillo, se non fosse per il perenne stato d'eccitamento in cui mi trovavo ogni volta che vedevo Bella lasciarsi andare sulla pista da ballo guidato dal ritmo intenso della musica. Con una scusa sono riuscito a non alzarmi dal divanetto sul quale eravamo  seduti, quando le ragazze ci hanno chiesto di ballare con loro
- fratello, vedi di fare qualcosa per lo stato in cui ti trovi, non so per quanto potrai resistere. -
Il mio viso scatta a quelle parole, vedo il suo sorriso - sono un uomo anch'io- aggiunge prima di raggiungere Emmet e le ragazze sulla pista.
Butto giù l'ultimo sorso della birra che avevo ordinato e vado dalla mia serena ammaliatrice, ballo con lei rapito dal suo canto fatto di sguardi e movenze sensuali, è bellissima come la prima volta che l'ho vista ballare, forse anche di più. E' così serena, il sorriso le illumina il viso accaldato.
La musica martella nelle orecchie, i miei movimenti sincronizzati con i suoi.
Perfetti, i nostri corpi… i movimenti…l'uno si muove in funzione dell'altro.
Artiglio con le mani quei fianchi rotondi, la tiro verso me, facendo vagare leggermente le mani su quel corpo sodo,afferra una mia mano, si volta i suoi occhi fissi nei miei trasmettono malizia, un sorriso diabolico dipinto sul volto, inizia a muoversi sfiorando con il suo corpo il mio, le piace questo gioco, la eccita, lo vedo. Le mani accarezzano il mio petto, muovendole in su e giù, gira intorno al mio corpo, strusciandosi con malizia su di me.
Un soffio al mio orecchio, le sua bocca che sussurra le parole della canzone mentre le mani accarezzano con delicatezza i miei capelli.
Freddo ed eccitazione si mescolano dentro di me quando la vedo allontanarsi.

****

Alle 06.30 sono già in ufficio,  ho già svolto tutte le pratiche di Bella, questa settimana voglio che lavori al bar dell'albergo, un po’ per continuare a mostrarle i vari reparti ed  un po' perché averla sempre al mio fianco è una continua tentazione e non voglio fare un passo falso prima di avere realmente realizzato almeno uno dei miei sogni, dopo l'altra sera non può scapparmi per molto, ho visto come mi guarda, ho visto come ha nascosto la rosa ho capito che anche lei mi vuole esattamente come la voglio io e l'unico modo per averla è un piccolo distacco apparente non può che farci bene.  

venerdì 13 luglio 2012

Capitolo 8

Ho sempre amato osservare l'oceano, perdermi con lo sguardo nell'orizzonte ed immaginare le vite delle persone al di là di quell'enorme distesa d'acqua.




Questa mattina mi sono alzata all'alba e sono andata a correre. Adoro questo periodo dell'anno, ormai l'estate sta finendo e l'autunno con i suoi colori caldi si sta facendo largo sulle foglie degli alberi, devo pensare a quello che sta succedendo nella mia vita e l'unico modo in cui riesco a concentrarmi è questo. Fino a qualche settimana fa andava tutto a meraviglia e adesso mi sento dentro una centrifuga e tutto per colpa di Edward Cullen.
I ricordi si susseguono nella mia mente, tutti legati a lui e tutti poco piacevoli. Non siamo mai andati d'accordo anzi…a dire il vero è lui che non è mai andato d'accordo con me. Io…semplicemente cercavo di difendermi.

****


La prima volta che lo incontrai fu quando avevo 14 anni, certo non ero uno splendore, beh diciamo che ero proprio bruttina. Piatta come una tavola con apparecchio e occhiali, di certo non potevo apparire carina agli occhi di un ragazzo. Eravamo tornate dall'Inghilterra io e mia mare, dopo quasi un mese che avevamo passato là per stare un po’ con nonna Nancy, la mia nonna materna.
Quel pomeriggio mio padre aveva invitato il suo nuovo socio, per discutere di un affare importante e questo signore si era presentato con suo figlio, un bel ragazzo di 18 anni, con i capelli ramati talmente ribelli da dare l'impressione che avesse preso la scossa e due occhi verdi e vispi.
Ci presentarono ed io non potei impedirmi di arrossire e nascondermi dietro i lunghi capelli castani che mi ricadevano come delle tende ai lati del volto, un piccolo pizzicotto sul fianco mi fece saltare sul posto, incontrai sul suo volto un sorriso storto, e i suoi occhi che mi fissavano divertiti, osservai curiosa, chiedendomi che volesse da me quel ragazzo molto più grande,
- Loch Ness,- sussurrò divertito
- cosa?- che cavolo voleva dire?
- Beh arrivi dall'Inghilterra, non sei questa grande bellezza, da oggi ti chiamerò Lochness - espose con convinzione, peccato che io non ero d'accordo e per fargli capire meglio il mio punto di vista gli feci la doccia con il tè freddo al  limone che c'era sul tavolino vicino a me.

Da quella volta non mancava occasione per ricordarmi il dolce  soprannome, il problema sta nel fatto che Edward è sempre stato più furbo di me, lui sussurrava all'orecchio ed io come una scema cadevo nella trappola esplodendo platealmente in attacchi d'ira, mentre lui povero ragazzo era vittima della piccoletta matta figlia del socio del caro paparino. Che palle!!!!

****

 Metto in pausa l' ipod e mi beo del rumore del mare, i versi dei gabbiano si disperdono  nell'aria lasciandomi il cuore leggero e libero da ogni pensiero.
Un suono insistente richiama la mia attenzione

Non ammetto repliche, stasera pizza e poi si ballaaa ! ! !
Passiamo a prenderti alle 21.00 tieniti pronta.
Al.

Un sorriso sincero si presenta sul mio viso, la mia piccola folletta se non ci fosse lei, la mia vita sarebbe decisamente più buia e triste, ma anche molto tranquilla.
Non so quanto tempo sono rimasta ad osservare l'orizzonte, ma ormai il sole è già alto nel cielo.
Riprendo la mia corsa verso l'appartamento e ad accogliermi nella sua postazione di portiere trovo Peter, con il suo enorme sorriso
- Signorina Swan c'è una consegna per lei. -


Mi fermo davanti al bancone e lo guardo con curiosità, mentre mi porge un enorme mazzo di rose rosse a gambo lungo, dove al centro spicca una splendida rosa bianca.
Un piccolo cartoncino bianco tra quei petali di velluto,

Per una persona speciale.

Tutto ciò che c'è scritto, solo quella singola riga, niente mittente, nulla di nulla.
- Peter chi ha consegnato queste rose? -
Lui mi guarda imbarazzato prima di rispondere - non saprei dirle miss Swan, era un fattorino che non conosco. -
Un piccolo sorriso prima di dirigermi all'ascensore. Una volta in casa  cerco un vaso abbastanza grande da contenere questo meraviglioso ed inaspettato regalo.
Una domanda però non lascia la mia mente, chi ha speso tutti questi soldi per farmi un regalo così?

***
 La giornata è passata abbastanza veloce, uno spuntino veloce, una rassettata alla casa e doccia, una lunga, calda doccia.
E mentre l'acqua scorre lenta sulla mia pelle mi perdo nel ricordo del giorno prima, a come due occhi verdi si sono posati per l'ennesima volta sul mio corpo, accarezzandolo con lo sguardo affamato.
Sento il cuore aumentare la sua corsa quando ricordo l'effetto che quelle dita hanno avuto sulla mia pelle. Mi sono trattenuta davanti a lui, ma ora qua sola nella mia doccia non posso fare a meno di lasciarmi invadere dal piacere che cresce man mano nel mio corpo.
Adagio poggio la mia mano sul collo lasciandola scivolare verso i miei seni, nell'istante non mi ritrovo più sola.
Due braccia possenti mi avvolgono in un caldo abbraccio e una bocca affamata vaga quasi impercettibile sulla mia pelle, sento i sospiri aumentare, il cuore batte rumorosamente, mentre quelle grandi e calde mani riprendono il viaggio lungo il mio corpo, in un incessante su e giù, accarezzano la mia schiena, per poi cambiare direzione e risalire lungo i miei seni, dove i miei capezzoli turgidi sono coccolati dalla sua lingua umida in un incessante tintillare.
Mi sento bruciare da un fuoco interno inarrestabile, come inarrestabile è la voglia che ho di lui.
Cerco le sue labbra, le nega divertito, sa quanto questa cosa mi manda in bestia e mi eccita nello stesso tempo. 
Afferro quei capelli setosi e leggermente lo porto verso di me, non voglio rinunciare alle sue labbra, mi avvento su di esse, forse anche con un po’ troppa foga, ma lui non disdegna, anzi, sento le sue mani che afferrano le mie gambe e le porta sul suo bacino, mentre mi fa sentire la sua voglia di me.
Il bacio si fa sempre più passionale, sento la sua lingua in fondo nella mia bocca, quasi a togliermi il respiro, detta un ritmo tutto suo, sembra  quasi rude, ma non violento e questo mi piace, mi piace più del dovuto.
La sua lingua abbandona la mia bocca per lasciare una scia calda e bollente lungo il mio collo, fino ad arrivare al mio addome,  un solo sguardo capace di mandarmi direttamente all'inferno, prima di tuffarsi direttamente sul centro della mia eccitazione.
La sua lingua si muove veloce sul mio  clitoride prima di penetrarmi con essa, un dentro e fuori infinito e a tratti lento, per poi aumentare, le dita si aggiungono in questa dolce agonia, dapprima lente, quasi timide per poi prendere sempre più il controllo del mio centro mentre con la lingua continua a stimolare quella piccola parte così sensibile, quasi risucchiandola.
Una mano stringe un po’ di più il mio sedere prima di dirigersi verso quella piccola entrata ancora del tutto inviolata.
Una pressione leggermente fastidiosa ma estremamente eccitante, aumenta il fuoco dentro di me, facendomi contrarre i muscoli interni, un soffio caldo sulla pelle bollente e la sua voce che giunge roca al mio orecchio
- Vieni Bella, non trattenerti, lo voglio adesso e lo voglio tutto. -
Un attimo dopo mi ritrovo come sospesa in un mondo parallelo, leggera come una piuma.
Prendo un profondo respiro, prima di riaprire gli occhi e poter annegare in quei laghi verdi, ma ciò che si presenta ai miei occhi è ben lontano dall'immagine che ero convinta di trovare.
Il vapore caldo rende quasi impossibile vedere al di là  del vetro appannato della doccia di fronte a me, una sorta di profondo sconforto mi invade l'anima, mentre lo sguardo vola sulle mie dita della mano destra, ancora lucide dei mie umori.
Fisso quella mano, come se non la vedessi realmente, non mi è mai capitato di fare una cosa del genere, mai in vita mia, neanche quando ero solo un'adolescente con gli ormoni impazziti.
Sotto l'acqua ormai fredda, lavo via indignata, ogni piccolo segna di questo orgasmo "virtuale".
Che cazzo mi stai facendo Edward Cullen?  Perché non riesco a toglierti dalla mente, perché? Prima i sogni adesso questo, sei peggio di un veleno che mi sta intossicando lentamente.

****
Provo e riprovo vestiti, combinazioni varie, ma non trovo niente che mi vada bene, alla fine decido per un paio di jeans scoloriti, una camicia di jeans sagomata, , un paio di scarpe leggermente alte, un filo di lucidalabbra e per finire una bella coda alta.
Il suono del citofono mi fa capire che sono in ritardo, come al solito,
- Sali!- L'unica mia risposta, prima di finire di prepararmi.
Un ultima occhiata alla mia figura, non sto male, ma non ne sono molto convinta,  strano che Alice non sia ancora entrata in camera sbraitando perché non sono ancora pronta, prima che questo succeda adocchio un maglioncino che non ricordo neanche di aver preso, color cipria con una sola manica.
Tolgo la camicia ed inizio ad infilarmi la maglia mentre vado in sala
- Alice ti prego, scusami, scusami!!! Lo so sono in tremendo rit….-
- Non ti preoccupare, sono abituato -
Di scatto alzo gli occhi verso la voce che mi ha risposto, abbassando contemporaneamente le braccia per coprirmi,
- che diavolo ci fai qui? -
- Stavi meglio prima. - I suoi occhi vagano insistenti sul mio corpo, causandomi il rossore sul mio volto, cerco di tenere un contegno seppur minimo, - Non hai risposto alla mia domanda. -
La sua risata riempie l'aria intorno a noi mentre un sorriso strafottente spunta sulle sue labbra
- La tua sbadataggine mi diverte Bella, cosa ci faccio qui? Semplice mi hai detto tu di salire. -
Io non gli ho detto di salire, almeno non a lui ma ad Alice ed ora che ci penso mi chiedo perché non c'è lei al posto di mister sonobellosoloio?!
- Io l'ho detto ad Alice non a te -
Il suo sguardo mi dice che ho detto la cazzata più grande della mia vita, infatti dopo due secondi mi arriva la sua risposta
- Ok è vero che è piccolina ma….non credo che riesca ad essere anche invisibile. -
- Cosa?!- Sinceramente non riesco a capire questa misera battuta sulla mia amica.
- Che c'è?! Scusa ma tu vedi Alice? No per il semplice fatto che gli altri ci aspettano tra un'ora in pizzeria  e mi hanno chiesto se potevo passare a prenderti-
La mia faccia deve essere abbastanza sconvolta perché Edward si avvicina a me chiedendo se mi stavo sentendo male, riesco solo a negare senza proferire parola.
L'unica cosa a cui riesco a pensare è me ed Edward soli in casa mia e con un'ora a disposizione.
Improvvisamente inizio a sentire caldo ed il ricordo del sogno che ho fatto nella doccia si ripresenta prepotentemente davanti ai miei occhi.
- Bella che hai ti senti bene? -
Quella voce…quelle labbra… le sento muoversi delicate mentre dei sussurri provocano brividi sulla mia pelle
- 'fanculo! - Borbotto forse non troppo  a bassa voce, perché Edward mi osserva accigliato  e confuso
- ah grazie! Io mi preoccupo e tu che fai? Mi mandi a 'fanculo? Grazie tante Bella! -
Edward si avvicina al divano togliendosi il giubbotto in pelle, non posso evitare ai miei occhi di imprimere quell'immagine sexy. Un maglione beige mette in evidenza quelle spalle larghe e muscolose , mentre i jeans fasciano quel sedere tondo e le gambe toniche, mi perdo ad ammirarlo, beh se in giacca e cravatta è bello, vestito in modo sportivo è da infarto.
- Anche tu mi fai lo stesso effetto Bella - le sue dita a sollevarmi il viso, lui di fronte molto vicino al mio viso, il suo alito fresco a solleticarmi la pelle, lo vedo avvicinarsi sempre di più, mi sposto prima che possa appoggiare le sue labbra sulle mie, anche se è la cosa che più bramo è anche quella meno indicata in questo momento.
- Come mai Alice ha mandato te? -
Un sospiro ad occhi chiusi prima di rispondere - Jasper, penso che lei e mio fratello abbiano avuto una sorta di discussione, almeno è quello che credo, visto che mi è arrivato un messaggio dalla nana che diceva che dovevano chiarire e dovevo venire io a prenderti. -
- Fammi vedere! - Voglio vedere con i miei occhi quello che ha scritto la pazza
Sbuffando tira fuori dalla tasca il suo Iphone

Dobbiamo chiarire subito una questione,
vai a prendere Bella,
ci vediamo alle 21.00 alla solita pizzeria.
Mi raccomando ;)
Al.
- Chiarire un bel corno, quella pazza di tua cognata mi ha scaricato a te perché doveva scopare con tuo fratello, se rompe ancora una volta del mio ritardo la uccido.-
Il suo sghignazzare divertito mi porta a concentrarmi su di lui - che hai da ridere? -
- Beh dalle torto, prima una bella scopata con il marito poi…una cena con gli amici. Perfetto! -
In effetti non ha tutti i torti, non riesco a rimanere seria e mi unisco alla sua risata.
Sembra strano ma è da circa mezz'ora che siamo nella stessa camera e stiamo parlando come due persone normali, sorseggiando una birra che nel frattempo gli ho offerto, sono pur sempre una buona padrona di casa. Vedo il suo sguardo farsi attento quando adocchia il vaso con le rose, si avvicina e con l'indice ne sfiora i petali, con una delicatezza tale da temere di romperli
- Sono bellissime, dono di un corteggiatore? -
Mi avvicino, il suo profumo al sandalo colpisce i miei sensi affascinandoli, compio quasi un sforzo immane pur di tenere un contegno davanti a lui.
- Anche se fosse?- Mi guarda, lo guardo, un luccichio strano negli occhi mentre mi osserva annusarne l'odore,un sorriso dolcissimo sulle sue labbra
- Beh direi che ha un buon gusto. - Mentre ne afferra una per staccarne solo il bocciolo ed appoggiarlo sul mio orecchio sinistro, per poi far scivolare la mano fino a disfarmi la coda. Un movimento rapido, quanto quello dei miei capelli, che liberi ora ricadono sulle mie spalle.
 - Perfetta! - un sussurro il suo, che arriva chiaro e forte alle mie orecchie, come forte è il battito del mio cuore in questo momento, vicini tanto che i respiri si confondono.
Il suono del suo cellulare ci riporta alla realtà, facendoci fare un salto indietro.
- E' Alice, siamo in ritardo. - Come velocemente quella strana magia s'è creata, così tanto  velocemente  svanisce e ci ritroviamo nel  giro di pochi minuti seduti nella sua auto diretti a goderci questa serata che è iniziata in modo strano e del tutto inaspettato.

Quindici minuti dopo siamo seduti al tavolo della pizzeria, che aspettiamo di ordinare le nostre pizze e nel frattempo ci perdiamo in chiacchiere, scherzando su ogni cosa. Mi sento bene, in questa strana serata, l'aria è rilassata e anche Rosalie si dimostra disponibile al dialogo.
- Bella scusa ma che ci fa quella rosa tra i capelli, vuoi dettare una nuova moda? - Colta di sorpresa dalla sua domanda, immediatamente la mia mano si porta all'orecchio per togliere il fiore, che non ricordavo nemmeno di avere lì tra i capelli, osservo per un minuto il bocciolo, ripetendo lo stesso gesto con l'indice che Edward ha fatto mezz'ora prima  nel mio appartamento, un piccolo sorriso nasce sulle mie labbra mentre lo ripongo con attenzione nella tasca della mia borsa, non voglio che si sciupi, sento il bisogno di conservarlo.
Alzo lo sguardo incontrando gli occhi penetranti di Edward che mi osservano con attenzione, rivolgo l'attenzione a Rosalie prima di risponderle
- in effetti Rose hai proprio ragione, stavo cercando un look più seducente da sfoggiare durante le nostre serate danzanti, sai per far colpo su qualche bel ragazzo -
Un sorriso accompagna le mie parole, mentre dei colpi di tosse arrivano dalla mia sinistra, lo sguardo rivolto in quella direzione, per vedere Edward che con un tovagliolo si asciuga il viso, mentre appoggia con l'altra mano il bicchiere da cui stava bevendo, i suoi occhi puntati su di me, due smeraldi infuocati che mi osservano con mille domande inespresse ad alimentare quelle fiamme.